Ragusa – La magia del Gelsomino, un fiore prezioso che ama la Sicilia… fra storia e leggenda. “Nella tua bocca – crescevano ciliegi dolci – e nei tuoi occhi – germogliavano le mimose. Piccole foglie d’edera – spuntavano dalle tue narici – mentre una rondine riposava- nel tuo orecchio come nel nido. Sulla tua lingua – morbida come muschio – vidi fiorire un gelsomino. Lì mi accoccolai anch’io – odorava di prato tagliato a fresco – e tra le sue rosee papille – si nascondevano lucertole – stanche del sole. Lì aspettai il via vai dei cieli – rannicchiato in una ciotola – tra il profumo obliante dei gelsomini – che avevo raccolto – nella tua erbosa bocca”
Se qualcuno mi dovesse chiedere: “Quale è la specie vegetale che per te meglio rappresenta l’estate nei giardini, nei cortili o nelle terrazze assolate della tua Sicilia?” Dopo mille dubbi e tanti ripensamenti direi convinto: “Che si, per me la specie simbolo dell’estate siciliana è il gelsomino il cui profumo intenso, che aleggia nell’aria calda della sera, insieme al frusciare dell’acqua distribuita al giardino, è rimedio infallibile contro lo stress delle giornate di scirocco”.
Il gelsomino fa subito pensare sia per i siciliani ma un po’ a tutti alla Sicilia. Il suo profumo, il candore dei fiori, il verde intenso delle foglie: tutto richiama alla memoria l’isola. Questa pianta rampicante cresce anche in modo spontaneo in diverse parti dell’isola, dove ha trovato una perfetta casa. In realtà, le sue origini sono lontane dalla Sicilia. Proviene, infatti, dalla penisola araba, dal sud della Persia e dal Corno d’Africa.
L’odore del Gelsomino…
L’odore del gelsomino è uno di quei profumi inconfondibili in grado di evocare, soprattutto in noi siciliani, l’immediato ricordo della propria terra. Provate nei giorni d’arsura a godervi un minuto di relax in giardino all’ombra di una pianta di gelsomino: il profumo dei suoi fiori, accentuato dalla calura, inebrierà i vostri sentimenti. La sua nomenclatura deriva dal persiano dall’arabo jsmin, ed è conosciuto ed apprezzato fin dall’antichità, oltre che per la sua splendida fioritura, anche per l’olio essenziale che si ricava dai fiori, molto usato in erboristeria e profumeria. Grazie al suo aroma caratteristico è utilizzato per aromatizzare dolci, gelati, granite e sorbetti che raccontano la Sicilia e la sua storia.
Fra Storia e leggenda…
Il primo a coltivarlo in Italia fu Cosimo I de Medici, che però ne proibì la diffusione fuori dai giardini granducali. Secondo una leggenda, un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore. La pianta crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente.
La storia vuole che, dal quel rametto di gelsomino, trafugato dalla residenza dei Medici, nacquero quasi tutte le piante di gelsomino presenti in Italia. Da allora in Toscana, la tradizione vuole che le spose aggiungano un rametto di gelsomino al bouquet di nozze, in memoria della fortuna della ragazza vissuta al tempo dei Medici e come segno di buona fortuna e prosperità.
Il ricordo di quand’ ero bambino e la “Sponsa”
I fiori di gelsomino siciliano sono usati per aromatizzare la granita e per produrre un’acqua profumata al gelsomino utilizzata per il “gelo di melone”. Con i boccioli del gelsomino, per gioco, noi bambini nel quartiere degli Archi ad Ibla preparavano la “sponsa” una composizione di fiori costruita raccogliendo la sera, i boccioli che stavano per aprirsi ed avendo cura di raccoglierli con il tubo corallino intero. I boccioli erano pazientemente inseriti uno ad uno nell’infiorescenza secca della carota selvatica a cui con una forbicina veniva prima eliminato in ogni peduncolo l’ovario in cima. Nel giro di poche ore i fiori così infilati si aprivano e si otteneva un piccolo bouquet profumato con il gambo rigido da tenere in mano… ognuno di noi bambini lo regalavamo alla bambina a cui ognuno di noi era più legato.
Il gelato della nonna Giovanna amato da Sciascia “Scorzonera”
Nel ricettario della Nonna Giovanna rivive il gelato del 700 siciliano, amato da tutti i suoi nipoti e inseguito scoprimmo anche da Sciascia, con infuso di gelsomino e cannella.
Mi accingo a scrivere solo la ricetta del gelato che è tutta una poesia.
“Tuorli d’uovo appena cotti -zucchero in abbondanza – un po’ di odor di muschio e d’ambra – una trentina di gelsomini – due limoncini; il tutto ben agitato in “tersa porcellana”, poi passato attraverso “finissima stamigna” poi messo nella sorbettiera e la sorbettiera calata in un pozzetto di ghiaccio.
Finché del bello – Rimescolando – Rimaneggiando – Questo con quello – Tra gelato e non gelato – Vedrai farsi in più di un loco – E serrarsi a poco a poco – Come un latte ben quagliato – E Scorzanera è nominato – Tal chiamollo il Siciliano – Che pria il fe contro la sete – Della nonna Giovanna”
*Scorzonera perché, tra gli ingredienti figurava l’amara radice; quando nel ’600 questa fu abbandonata, fu ribattezzato Candiero per il colore bianco-candido.