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Nando Gentile: La Salute è importante ma il Covid non fermi il basket
Penso che la vita è la cosa più importante
ROMA - ’’Penso che la vita è la cosa più importante, però non bisogna fermarsi. Bisogna andare avanti convivendo con questa situazione cercando di limitare i danni. Se ci fermiamo siamo perduti perchè perdiamo sponsor e introiti, senza dei quali non potremmo ripartire e finirebbe la pallacanestro’’. Lo ha dichiarato Nando Gentile, uno dei playmaker più forti di sempre del basket italiano, intervistato da Massimiliano Graziani a Extratime, Radio1Rai. ’’Quanto conta il pubblico? Non dico il 100 per 100 ma quasi. Io vedo le partite e mi sembrano tutte amichevoli. Non c’è entusiasmo e non c’è chi ti trascina. C’è la voglia di vincere, ovviamente, ma il basket è uno sport nel quale il pubblico vive a contatto con i giocatori’’.
Nando Gentile ha vinto 3 scudetti e un’Eurolega con il Panathinaikos, nell’atmosfera infuocata del Basket greco, il più passionale del mondo, caratterizzato da un tifo infernale. ’’Giocare in quell’atmosfera è quasi surreale: quando c’erano gli scontri importanti (contro Olympiakos, Aek e Aris Salonicco) facevamo 20 mila spettatori ed erano 20 mila ultras…e quando cominciavano ad urlare sembrava di volare’’. Gentile parla poi dell’attuale campionato: ’’Tutti gli anni si dice che Milano è la squadra da battere, ma il bello del basket è che non si vince con le parole e con i nomi, ma si vince sul campo.Detto questo, Milano rimane grande favorita: per il Roster, per il budget, per gli allenatori e l’organizzazione, e le squadre che possono dare fastidio sono Bologna, Venezia, Sassari. Per vincere sarà importante arrivare bene fisicamente e mentalmente ai play off che sono un campionato a parte con tante partite e viaggi ravvicinati’’.
Gentile è cresciuto a Caserta, nella squadra della sua città , con la quale ha vinto uno storico scudetto. Ma alla fine del ciclo d’oro andò via, suo malgrado, per fare la fortuna di altre squadre ’’Sono rimasto a Caserta dieci anni e ci sarei rimasto tutta la vita…ma la vendita mia, di Esposito e Dell’Agnello fu decisa per i problemi economici della società ’’
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