Ragusa – La coordinatrice provinciale di Italia Viva Ragusa, Marianna Buscema, interviene con decisione sul tema delle nomine pubbliche, sottolineando come sia indispensabile restituire centralità al merito nella politica, superando definitivamente la logica dei cognomi e degli “amici degli amici”. “Purtroppo – afferma Buscema – le ultime nomine, anche nell’area iblea, ci confermano che questa mentalità non è stata ancora archiviata, anzi, continua a condizionare pesantemente le scelte che incidono sulla vita pubblica e sulla credibilità delle nostre istituzioni”. Buscema ricorda come Italia Viva abbia espresso la propria contrarietà con forza, partecipando anche a una manifestazione davanti l’Ast di Palermo per denunciare una gestione che appare più attenta agli equilibri interni dei partiti che non alle competenze reali delle persone chiamate a ricoprire ruoli di responsabilità. “Non possiamo più accettare che il merito sia sistematicamente calpestato: serve una svolta autentica, capace di premiare chi ha le capacità e la voglia di mettersi in gioco nell’interesse della collettività”.
Sulla stessa linea, Filippo Angelica, coordinatore cittadino di Italia Viva Ragusa, che dice la sua a proposito delle recenti nomine del Governo regionale relative allo Iacp del capoluogo e al Consorzio universitario ibleo. “Intanto – sottolinea quest’ultimo – non intendo esprimere giudizi sommari sulla scelta operata per l’Iacp. Non conosco personalmente il neopresidente Giovanni Moscato, avvocato, nominato ai vertici dell’Istituto autonomo case popolari, motivo per cui preferisco attendere di poter valutare nel concreto il suo operato, augurandomi che la sua gestione sia all’altezza delle aspettative e risponda alle reali esigenze abitative del territorio”.
Sull’altro versante, invece, Angelica manifesta forti perplessità in merito alla nomina di Mimmo Arezzo, già sindaco di Ragusa, alla guida del Consorzio universitario ibleo. “Oggi, purtroppo – spiega – ci ripropongono la figura di Mimmo Arezzo, nulla di personale, ci mancherebbe altro, non ci permetteremmo mai. E’, però, una figura che si è resa complice politicamente, quando era sindaco di Ragusa e quando sul Consorzio universitario aveva un grande potere decisionale, della distruzione del fronte universitario in città. Ha contribuito a non dare alcuna autonomia a questo consorzio al contrario di Enna, ad esempio, che faceva affidamento su tre atenei isolani.
Mentre noi, per lo spot politico, ci siamo affidati solo a Catania e abbiamo detto loro: fate quello che volete. E così loro hanno fatto. Ricordiamo, giusto per fare un esempio, che quando si “inventarono” la facoltà di Medicina spendendo 30-40 milioni di euro per macchinari mai utilizzati, quando nei reparti ospedalieri bisognava avviare il processo di clinicizzazione e quindi arrivarono i medici etnei, mettendo di lato i nostri medici, fu detto loro e al territorio che quelle erano le convenzioni che avevamo firmato. Convenzioni che Arezzo aveva firmato di suo pugno, convenzioni con l’Università di Catania che non solo hanno affossato i bilanci del Comune ma che maturavano una consapevolezza sul fatto che quegli impegni non si potevano mantenere. Tant’è che quando non è stato più possibile andare avanti, l’Università di Catania ha spento tutto. Basterebbe guardare alla storia per capire che oggi non c’è più nulla. Qual è il polo d’eccellenza, qual è quella cosa che ha fatto da trait d’union tra i giovani e gli imprenditori locali? Dunque, non mi pare proprio che la storia recente sia a favore dell’avvocato Arezzo”.
“Anzi – continua Angelica – proprio quest’ultimo, con quella stessa classe politica, si era reso complice politicamente di una beffa, oltre al danno. Anziché continuare a raccontare la favoletta del quarto polo pubblico, nonostante il ministero ci avesse mandato una nota per iscritto dicendo che non se ne sarebbe parlato affatto, si andava avanti, evitando di fare quello che aveva fatto Enna. Enna che, affidandosi a docenti universitari di un certo livello, come Salvo Andò, gente che sa fare il proprio lavoro, ha avuto la capacità di rendersi autonoma come polo privato e oggi mi pare che sia una realtà universitaria di un certo livello.
A Ragusa, pur ringraziando il già presidente Pinuccio Lavima che ha tenuto la barra dritta in questi quattro anni, mi pare che oggi non ci sia nulla che possa qualificarci per il meglio tant’è che se dal consorzio malauguratamente dovesse andare via il Comune di Ragusa, mentre prima c’erano pure altri enti locali, tutto rischierebbe di crollare. Ecco, a noi pare che questa nomina di Arezzo non sia interpretabile come tesa a favorire un rilancio del Cui, ma come evidente frutto di accordi politici”. Il danno subito dal territorio, secondo Angelica, è evidente e rischia di essere ulteriormente aggravato da una gestione priva di slancio e di idee nuove. Da qui la richiesta, rivolta con forza agli organi di governo regionale, di invertire la rotta e affidare le responsabilità di enti strategici come il Consorzio universitario a personalità competenti, selezionate in base al merito e non secondo le appartenenze o le convenienze politiche, affinché Ragusa possa finalmente tornare a essere protagonista di una stagione di sviluppo e di rilancio che metta al centro il valore delle persone e delle idee e non la logica degli equilibri di partito.