Settembre porta con sé il pagamento dell’Assegno Unico, ma per alcune famiglie l’importo potrebbe essere diverso dal solito. L’INPS, infatti, ricalcola la somma mensile in base a eventuali cambiamenti nella composizione del nucleo familiare o nella situazione reddituale.
Casi in cui l’assegno può variare
L’Assegno Unico spetta a tutte le famiglie con figli a carico fino a 21 anni (senza limiti di età in caso di disabilità). L’importo, che varia in base all’ISEE, al numero e all’età dei figli, può subire una modifica in questi 4 casi principali:
Nasce un figlio: la famiglia si allarga e l’assegno aumenta. L’INPS ricalcola la somma aggiungendo il nuovo componente al nucleo.
Esempio: una famiglia che riceve l’assegno per due figli vedrà l’importo aumentare con la nascita del terzo.
Un figlio compie 18 anni: l’assegno continua a essere erogato solo se il figlio rimane nel nucleo familiare e se è uno studente o disoccupato in cerca di lavoro, ma l’importo si riduce.
Esempio: un figlio che diventa maggiorenne vedrà la sua quota mensile ridursi in base alle tabelle INPS.
Un figlio esce dal nucleo familiare: se un figlio si rende indipendente (ad esempio, si sposa o va a vivere da solo), l’assegno diminuisce, poiché il numero dei componenti del nucleo si riduce.
Esempio: una famiglia di quattro persone che diventa tre vedrà l’assegno ridursi a partire da settembre.
Il secondo genitore ricomincia a lavorare: la ripresa di un’attività lavorativa da parte del secondo genitore fa variare l’ISEE familiare e dà diritto a una maggiorazione.
Esempio: se il secondo genitore riprende a lavorare, la famiglia può ricevere una maggiorazione mensile fino a 34,40 euro.