Mentre Governo e Parlamento dibattono sulla possibile introduzione di una “rottamazione quinquies” per le cartelle esattoriali – e contestualmente si riaprono le porte della “rottamazione quater” per i riammessi – la Corte dei Conti alza un campanello d’allarme. La magistratura contabile, nella sua Relazione sul Rendiconto generale dello Stato presentata il 26 giugno a Roma, evidenzia che, nonostante le definizioni agevolate, molte cartelle restano non pagate. Il sospetto è che l’adesione a queste misure sia spesso motivata più dal desiderio di bloccare le procedure di riscossione in corso che da una reale volontà di mettersi in regola con il Fisco.
La rottamazione quinquies: un iter complicato
La proposta di una rottamazione quinquies, promossa dalla Lega, ha iniziato il suo iter parlamentare lo scorso febbraio. Si prefigura come una definizione agevolata con elementi di novità: una rateizzazione più lunga (fino a 10 anni) e la decadenza dal beneficio solo dopo 8 mancati versamenti. Questa nuova misura dovrebbe interessare le cartelle affidate alla riscossione fino al 2023.
Tuttavia, l’approvazione deve fare i conti con gli equilibri di Governo, impegnato anche sul fronte del taglio IRPEF, e con i lavori in corso della Commissione istituita per gestire il colossale “magazzino” dei carichi affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER), che supera i 1.275 miliardi di euro.
Tempi e aspettative
Il viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo e il Ministro Giorgetti hanno entrambi mantenuto aperta la porta alla rottamazione quinquies, pur prendendo tempo. Se la Lega ambiva a un via libera entro l’estate, l’obiettivo più realistico sembra ora essere l’inclusione della misura nella prossima Legge di Bilancio.
Ogni valutazione su una nuova definizione agevolata dovrà necessariamente basarsi sugli esiti della Commissione che sta monitorando il magazzino AdER. Come ha dichiarato il viceministro Leo in un’intervista a La Stampa il 20 giugno: “Dobbiamo fare in modo di selezionare magari una parte di questo magazzino, che può entrare in un meccanismo di rottamazione e valutare appunto i tempi e le modalità”.
I dubbi della Corte dei Conti: incassi mancati e “Pace Fiscale” a tempo
Nel frattempo, la Corte dei Conti sollecita un rafforzamento delle attività di riscossione e presenta dati che invitano a una riflessione più pragmatica sugli strumenti finora adottati. A fronte di un guadagno di 3,5 miliardi di euro nel 2024 derivante da definizioni agevolate, pace fiscale e definizione delle liti pendenti, la rottamazione quater, nonostante proroghe e riaperture, ha registrato una perdita di 11,2 miliardi di euro, ovvero il valore delle rate scadute e non versate nel 2023 e nel 2024.
Questa significativa distanza tra incassi potenziali ed effettivi, che ha portato anche all’ultima riammissione, viene attribuita dalla Corte dei Conti al sistema stesso della pace fiscale: “probabilmente”, si legge nella relazione, “una quota cospicua delle adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva”. In altre parole, le rottamazioni sarebbero spesso utilizzate dai contribuenti più per guadagnare tempo che per regolarizzare effettivamente la propria posizione.
Di conseguenza, appare difficile, secondo la magistratura contabile, dare una svolta decisiva al magazzino AdER con strumenti di questo tipo. Sembra inoltre improbabile riuscire a recuperare risorse significative per nuovi interventi, come il paventato nuovo taglio IRPEF, un’ipotesi avanzata dal vicepremier Salvini in termini di compatibilità finanziaria.
Il dibattito sulla rottamazione quinquies si annuncia, dunque, acceso, tra l’esigenza politica di offrire un’opportunità ai contribuenti e la necessità di garantire l’efficacia e l’equità del sistema di riscossione.