Ragusa – “La cooperazione agroalimentare può essere una risposta efficace al fenomeno del caporalato”. Così Confcooperative territoriale Ragusa, per voce del presidente Luca Campisi e del responsabile d’area Emanuele Lo Presti, rilancia il dibattito su uno dei temi più delicati per il tessuto produttivo locale e nazionale. “Il caporalato in agricoltura sconta anche i limiti normativi in materia di flussi di ingresso, che negli ultimi anni non sono stati in grado di dare una risposta efficace ai fabbisogni delle imprese e delle cooperative. È quindi necessario un ulteriore intervento in materia per garantire tempi congrui per l’ingresso in Italia dei lavoratori, evitando così il ricorso a forme irregolari e pericolose di intermediazione”.
La presa di posizione di Confcooperative Ragusa si inserisce nel solco delle proposte avanzate da Alleanza Cooperative in commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro, lo sfruttamento e la sicurezza nei luoghi di lavoro. “Serve un cambio di passo – sottolinea Campisi – e la cooperazione può essere il modello virtuoso per garantire legalità, trasparenza e diritti”.
Tra le proposte concrete avanzate, la prima riguarda il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, uno strumento che può davvero fare la differenza. “Bisogna superare i vincoli burocratici e garantire l’accesso a tutte le imprese che operano nella legalità, promuovendone la diffusione anche attraverso punteggi premiali nei bandi per le misure del Piano di Sviluppo Rurale. Solo così si può creare un circuito virtuoso che premi chi rispetta le regole”.
La seconda proposta punta a potenziare il sistema dei controlli, non solo con l’aumento delle verifiche, ma attraverso un sistema di intelligence che consenta di individuare i territori e i settori maggiormente esposti al rischio sfruttamento. “Occorre concentrare l’azione di vigilanza dove realmente serve, per colpire le sacche di illegalità e tutelare le imprese sane”.
La terza proposta riguarda una semplificazione normativa fondamentale per le cooperative: “Chiediamo che il rapporto socio-cooperativa sia riconosciuto con la stessa valenza del contratto di rete per quanto riguarda il distacco e la codatorialità. È una misura che eviterebbe inutili duplicazioni burocratiche, semplificando la gestione e favorendo la trasparenza, visto che le finalità mutualistiche delle cooperative agricole coincidono con quelle del contratto di rete”. Infine, la quarta proposta mira a chiarire la possibilità per le cooperative di effettuare la raccolta presso le aziende socie come attività accessoria al conferimento del prodotto. “Questa attività oggi è penalizzata da incertezze interpretative che avvantaggiano i concorrenti commerciali e spingono le imprese verso intermediari illegali. Serve una norma chiara che dia certezze alle cooperative e tuteli la filiera”.
“Con queste ultime due misure – afferma Lo Presti – si garantirebbe ai soci l’ottimizzazione dei costi, ai lavoratori assunzioni regolari e continuità occupazionale, sottraendo quote di mercato a chi opera nell’illegalità e sfrutta le necessità delle imprese agricole. La cooperazione può essere la chiave per un’agricoltura più giusta, moderna e rispettosa delle persone”.
Confcooperative Ragusa ribadisce la necessità di un confronto costruttivo con le istituzioni, affinché le proposte diventino strumenti concreti di cambiamento. “Le nostre cooperative rappresentano un modello virtuoso di aggregazione e inclusione. Vogliamo essere protagonisti nella lotta allo sfruttamento, offrendo alternative legali e trasparenti che valorizzino il lavoro e tutelino la dignità di chi ogni giorno contribuisce allo sviluppo del territorio” conclude Campisi.