Ragusa – Oltre cento partecipanti, domenica, per l’atteso evento, con il patrocinio gratuito del Comune di Ragusa, “L’Italia in Africa. Andata e ritorno”, che si è svolto nell’auditorium del Centro Commerciale Culturale di Ragusa. Occasione per parlare di colonialismo italiano, attraverso la visione del film “If only I were that warrior”, documentario pluripremiato. Il regista Valerio Ciriaci in sala, venuto dagli USA per l’occasione, e il parterre di relatori (Saro Distefano, storico e giornalista questa volta nella veste di moderatore; Danilo Amione, storico e critico del cinema; Stefania Ragusa, giornalista e docente esperta di arte e cultura africana; Mario Nobile, direttore e curatore del museo L’Italia in Africa), hanno reso l’evento ricco di spunti e riflessioni.
A portare i propri saluti, il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, che ha dato avvio alla serata, sottolineando tra l’altro l’opportunità e necessità del confronto e dell’approfondimento su temi difficili.
Anche il dibattito è stato ricco, vivace e partecipato. Gli interventi dell’organizzatore Bartolomeo Ferreri, e dell’assessora Elvira Adamo hanno reso il senso dello sforzo corale per la organizzazione e riuscita dell’iniziativa.
In particolare Bartolomeo Ferreri, ideatore e organizzatore che ha regalato l’evento, patrocinato dal Comune, alla città finanziandolo, ha ringraziato l’Amministrazione per il supporto, ha invitato a “cogliere il testimone di questa iniziativa e a proseguire in un percorso di dialogo per la valorizzazione del museo sul colonialismo quale occasione per riflettere su questa pagina di storia, e il valore e il significato alto della politica quale luogo di confronto. La partecipazione non scontata di oltre cento persone, venute in periodo festivo a vedere un documentario e ad ascoltare un dibattito, attesta questo bisogno di profondità, riflessione, dialogo di una comunità pronta a cogliere la sfida”, ha sottolineato.
I pannelli della apprezzata sessione poster dell’evento, esposti in sala, dedicati ai concetti di cultura museale, sono stati donati al museo L’Italia in Africa, in modo da essere esposti nelle sale per guidare i visitatori nella riflessione sul significato in generale di un museo, quale luogo di incontro tra persone, storia, oggetti, tempi, in cui gli oggetti assumono significati per il modo in cui sono esposti e anche per ciò che significano per il pubblico e per la comunità. “Sicuramente la comunità ragusana continuerà il percorso avviato”, è l’auspicio di Ferreri.




