Con l’avvicinarsi della pausa estiva, iniziano a trapelare le prime indiscrezioni sulla Legge di Bilancio 2026. I lavori ufficiali partiranno a settembre, ma già si delineano le tre misure principali che potrebbero caratterizzare la prossima manovra: il taglio dell’Irpef, la revisione dell’Ires e una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali.
Taglio dell’Irpef per il ceto medio
Il governo sembra intenzionato a intervenire sull’Irpef con l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio. La proposta, promossa da Forza Italia, prevede la riduzione dell’aliquota del secondo scaglione, abbassandola dall’attuale 35% al 33%. L’iniziativa, sostenuta dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani, intende anche estendere il secondo scaglione di reddito fino a 60.000 euro, rispetto all’attuale soglia di 50.000. L’obiettivo dichiarato è quello di alleggerire il carico fiscale per una fascia di contribuenti che rischia di impoverirsi.
Rottamazione Quinquies: una pace fiscale a due velocità
La Lega spinge per una nuova misura di pace fiscale: la Rottamazione Quinquies. Questo provvedimento dovrebbe prevedere una doppia via per i contribuenti. Per i debiti più ingenti, si ipotizza una rateizzazione estesa fino a 120 rate mensili, con un’importante novità: l’introduzione di una maxi-rata iniziale pari al 5% del debito per le cartelle superiori a 50.000 euro, una misura pensata per garantire liquidità immediata allo Stato.
Per i debiti di minore entità, invece, si valuta l’introduzione del saldo e stralcio, che consentirebbe la cancellazione automatica di cartelle di piccolo importo, liberando così le famiglie da pendenze spesso non esigibili. Il provvedimento, a differenza delle versioni precedenti, dovrebbe anche essere più flessibile in caso di ritardi nei pagamenti.
Ires premiale: da temporanea a strutturale
Un’altra novità in cantiere riguarda l’Ires premiale. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha avanzato la proposta di rendere strutturale l’agevolazione che prevede la riduzione dell’aliquota Ires dal 24% al 20% per le aziende che reinvestono gli utili in nuovi investimenti e assunzioni. L’obiettivo è quello di incentivare la crescita e lo sviluppo delle imprese, rendendo la misura non più una tantum ma un pilastro stabile del sistema fiscale.