Le aurore boreali tornano ad illuminare anche i cieli che si trovano a latitudini basse quanto quelle italiane: dalla notte compresa tra 11 e 12 novembre è in corso una tempesta geomagnetica molto intensa che ha toccato la classe G4, la penultima nella scala che arriva fino a G5, e che si prevede continuerà anche nelle prossime ore.
Lo spettacolare fenomeno delle aurore ha fatto la sua comparsa già la scorsa notte nei cieli del Nord Italia, in particolare lungo l’arco alpino, ma la prossima notte potrebbe essere ancora più favorevole per gli appassionati, come conferma all’ANSA Mirko Piersanti, professore all’Università dell’Aquila ed esperto di Meteo spaziale: “Stanotte la tempesta potrebbe essere molto intensa, perciò è assolutamente probabile che le aurore saranno visibili non solo al Nord”.
Le aurore sono dovute all’interazione tra le particelle cariche emesse dal Sole e il campo magnetico terrestre. In condizioni normali, le particelle scivolano lungo il bordo esterno della magnetosfera fino a raggiungere i Poli, dove lo scudo del nostro pianeta è più debole e permette alle particelle di entrare in contatto con l’atmosfera. Qui eccitano gli atomi di gas, che emettono luce di colori diversi a seconda della molecola. Nel caso di tempeste solari, però, le particelle riescono a penetrare nell’atmosfera molto più del normale e il fenomeno delle aurore diventa così visibile a latitudini insolite.Una tempesta geomagnetica così forte, tuttavia, non porta con sé solo conseguenze positive: gli eventi di classe G4 possono causare problemi alle reti e alle infrastrutture elettriche, possono modificare l’orientamento dei satelliti in orbita intorno alla Terra rendendo necessarie correzioni di rotta, e possono causare interruzioni nelle comunicazioni radio e nei sistemi di navigazione satellitare come il Gps. Alcuni di questi eventi si sono già verificati, come il blackout radio che ha interessato Europa e Africa, interrompendo le comunicazioni radio ad alta frequenza sul lato della Terra rivolto verso il Sole.
La tempesta è stata innescata dall’arrivo di due espulsioni di massa coronale o Cme, cioè espulsioni di materia sotto forma di plasma, una delle quali è stata accompagnata dal brillamento solare più forte del 2025 finora, che ha raggiunto classe X5.1.
L’origine di tali fenomeni è la macchia solare indicata con la sigla AR4274, una delle più prolifiche produttrici di brillamenti solari dell’attuale ciclo solare. “Da diversi giorni stavamo già tenendo d’occhio questa regione attiva – dice Piersanti – che si è fusa con altre vicine raggiungendo dimensioni enormi. Nei giorni scorsi, tra l’altro, ha prodotto anche altre Cme che però erano più lente e non hanno, dunque, raggiunto la Terra”.
La tempesta è attualmente in corso con un’intensità oscillante tra G3 e G4, secondo i dati forniti dal Centro di previsione meteorologica spaziale dell’agenzia statunitense Noaa, ma potrebbe intensificarsi ulteriormente nelle prossime ore per l’arrivo atteso di una terza Cme. “Al momento la perturbazione del campo magnetico terrestre è associata all’arrivo solo della prima parte della nuvola magnetica della Cme”, sottolinea l’esperto dell’Università dell’Aquila: “Se questa avrà le caratteristiche giuste, potremmo assistere a una tempesta ancora più forte, forse la più grande dai tempi dell’evento di Carrington del 1859”.




