La Rottamazione quinquies, attesa come una delle misure di punta della Legge di Bilancio 2026, potrebbe subire un’importante modifica rispetto alla proposta iniziale. Per garantirne la sostenibilità economica, il governo sta valutando di escludere dalla sanatoria i contribuenti che sono già decaduti da precedenti rottamazioni. Un cambio di rotta significativo, che mira a distinguere tra chi è in difficoltà e chi ha abusato di questi strumenti.
L’intenzione di procedere con una “rateizzazione lunga” delle cartelle esattoriali è stata ribadita dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha stimato un costo della misura tra i 2 e i 3 miliardi di euro. L’obiettivo è finalizzare il progetto entro dicembre, in tempo per la Manovra.
Un freno ai “furbetti”
Il potenziale veto per i contribuenti già decaduti si basa su un’analisi dei dati passati. La Corte dei Conti ha evidenziato come le precedenti rottamazioni abbiano avuto un tasso di incasso inferiore alle aspettative: solo il 47% per la prima edizione, sceso a circa il 33% per la “bis” e la “ter”. Molti contribuenti hanno sfruttato queste agevolazioni per sospendere le procedure cautelari ed esecutive, come pignoramenti e fermi amministrativi, senza poi onorare il debito.
Per questo motivo, il Ministero dell’Economia sta studiando dei vincoli che potrebbero chiudere le porte della nuova rottamazione ai “debitori seriali” o, quantomeno, imporre loro di saldare le rate pregresse. L’idea è quella di rendere la misura più equa e sostenibile per le casse dello Stato.
Le sfide e i rischi della nuova formula
Nonostante le nuove restrizioni, la rottamazione quinquies mantiene elementi di grande vantaggio. A differenza delle edizioni precedenti, prevede una dilazione in 120 rate su 10 anni e una tolleranza più alta, permettendo di saltare fino a 8 rate senza decadere. Questi aspetti rendono il piano di rientro più accessibile e meno rischioso per i contribuenti.
Tuttavia, l’esclusione dei decaduti potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Penalizzare chi, pur non essendo un “furbetto”, si è trovato in reale difficoltà economica e non è riuscito a far fronte ai pagamenti, rischierebbe di vanificare l’efficacia della misura. Il successo della rottamazione, infatti, dipende dalla sua capacità di raggiungere una vasta platea di debitori. Un provvedimento troppo restrittivo potrebbe rivelarsi poco utile sia per i cittadini che per l’Erario, che punta a snellire il magazzino della riscossione.