Da questo mese, i lavoratori vicini alla pensione anticipata possono beneficiare di una nuova misura che promette più liquidità immediata in busta paga. Il cosiddetto “Bonus Giorgetti”, operativo dal 1° settembre per la maggior parte dei lavoratori privati e dal 1° novembre per i dipendenti pubblici, permette di ricevere direttamente una parte dei contributi previdenziali.
L’incentivo, introdotto con la Legge di Bilancio 2025 e regolamentato dalla circolare INPS n. 102, offre ai dipendenti la possibilità di ottenere un aumento netto dello stipendio. Chi decide di restare al lavoro, pur avendo i requisiti per la pensione anticipata, riceverà in busta paga la quota di contributi previdenziali a proprio carico. Questo importo è totalmente esentasse e non soggetto a Irpef.
Mentre il datore di lavoro continuerà a versare la sua quota regolarmente, il lavoratore potrà beneficiare subito di un guadagno extra. Tuttavia, rinunciare a versare la propria parte di contributi comporterà una leggera riduzione dell’assegno pensionistico futuro.
A chi spetta e quanto si guadagna
Il bonus è destinato ai dipendenti che maturano i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) o per “Quota 103” (62 anni d’età e 41 anni di contributi) entro la fine del 2025. Sono esclusi coloro che hanno già raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia o che ricevono già un trattamento pensionistico, a meno che non si tratti di un assegno di invalidità.
L’importo del bonus corrisponde a circa il 9,19% della retribuzione lorda per i privati e l’8,89% per i dipendenti pubblici. Le simulazioni indicano che su uno stipendio lordo di 40.000 euro annui, il beneficio mensile può superare i 575 euro, per un totale di circa 3.300 euro all’anno. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato un potenziale massimo di 6.900 euro annui per i redditi più alti.
Come fare domanda e primi dati
La richiesta per accedere al bonus va presentata all’INPS in modalità telematica, utilizzando SPID, CIE o CNS, oppure rivolgendosi a un patronato. L’istituto previdenziale ha 30 giorni per verificare la posizione contributiva del richiedente e dare l’esito. I primi pagamenti per i dipendenti dei fondi speciali sono già scattati dal 2 agosto.
Nei primi due mesi di applicazione, le domande presentate sono state poco più di 7.000, un numero ancora basso rispetto alla potenziale platea di beneficiari. Il governo, entro la fine dell’anno, valuterà la risposta dei lavoratori e l’impatto sui conti pubblici per decidere se prorogare la misura anche per il 2026.
L’opportunità è interessante per chi cerca un incremento di liquidità immediato, ma gli esperti consigliano di valutare attentamente il compromesso con la futura pensione, che risulterà leggermente più ridotta.