Il cibo che portiamo in tavola è al centro della più grande sfida globale, intersecando salute pubblica e sostenibilità ambientale. Il nuovo rapporto della Eat–Lancet Commission on Healthy, Sustainable and Just Food Systems 2025, a sei anni dal suo primo studio, lancia un monito chiaro: una trasformazione radicale delle nostre abitudini alimentari può prevenire fino a 15 milioni di morti premature ogni anno e dimezzare l’impatto ecologico del sistema agroalimentare mondiale.
La Commissione propone la Planetary Health Diet (PHD), una guida scientifica e universale concepita per nutrire l’umanità in modo equo e sano, rispettando i limiti ecologici del nostro pianeta.
Un nuovo modello nutrizionale, previsti 15 milioni di morti in meno
La PHM non è strettamente vegetariana, ma promuove una forte transizione verso un modello prevalentemente vegetale. La dieta ideale si concentra su cereali integrali, frutta, verdura, legumi, semi e frutta secca, prevedendo un consumo moderato di latticini, pesce e pollame, e quantità molto ridotte di carne rossa, zuccheri e grassi saturi.
Le stime indicano che un’alimentazione conforme alla PHD, basata su circa 2.500 kcal giornaliere, ridurrebbe drasticamente il consumo di proteine animali:
- Carne Rossa: Massimo 14 grammi al giorno.
- Pesce: Massimo 28 grammi al giorno.
- Frutta e Verdura: Almeno 500 grammi complessivi quotidiani.
Gli studi epidemiologici alla base del Rapporto dimostrano che questo modello riduce significativamente il rischio di patologie croniche come malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tumori. Attualmente, oltre il 30% delle malattie croniche è imputabile a regimi alimentari sbilanciati.
Il “Triplice Fardello” della Malnutrizione
Il Rapporto evidenzia come l’attuale sistema stia generando un “triplice fardello della malnutrizione”:
Carenze Nutrizionali: Milioni di persone nei Paesi a basso reddito soffrono la mancanza di micronutrienti essenziali (ferro, zinco, vitamine), con gravi conseguenze sulla crescita.
Eccesso Calorico: Nelle economie avanzate, l’epidemia silenziosa di obesità e diabete è alimentata da diete ipercaloriche e ultra-processate.
Mancanza di Micronutrienti: Spesso carenze ed eccessi convivono nella stessa popolazione.
L’Insostenibilità Ambientale del Cibo Attuale
Il sistema alimentare globale è la seconda causa di crisi climatica. La Commissione sottolinea che la sola produzione di cibo è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra.
Impatto delle Carni: Le produzioni animali, in particolare, occupano l’80% dei terreni agricoli, fornendo meno del 20% delle calorie totali globali, un’inefficienza che contribuisce alla perdita di biodiversità.
Contaminazione e Antibiotici: L’agricoltura intensiva non solo genera inquinamento atmosferico (causando oltre 650 mila morti l’anno), ma l’uso massivo di antibiotici negli allevamenti sta alimentando la resistenza antimicrobica, responsabile di 1,4 milioni di decessi annui.
Gli esperti avvertono che anche una completa transizione energetica sarebbe inutile per contenere il riscaldamento globale se non si affrontasse parallelamente la trasformazione del sistema alimentare.
Una transizione giusta e politica
La “grande trasformazione alimentare” non riguarda solo le scelte individuali, ma richiede un forte impegno politico. Il 30% più ricco della popolazione mondiale, infatti, è responsabile di oltre il 70% dell’impatto ambientale legato al cibo.
Come conclude Johan Rockström, co-presidente della Commissione, “La salute delle persone e quella del pianeta sono due dimensioni inseparabili. Il modo in cui produciamo e consumiamo cibo deciderà non solo quanto vivremo, ma in che tipo di mondo vivranno le prossime generazioni.” Sono necessari incentivi alla produzione sostenibile, riforme fiscali e investimenti in educazione alimentare per garantire che la transizione sia equa e non aggravi le difficoltà delle comunità più povere.