L’ipotesi di una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, la “Rottamazione quinquies”, riaccende un acceso dibattito nel Paese. La misura, che punta a dare respiro a imprese e cittadini, divide l’opinione pubblica: da un lato, chi la ritiene un’ingiustizia verso i contribuenti onesti e, dall’altro, chi la vede come un’opportunità vitale per rilanciare l’economia e aiutare chi è in seria difficoltà.
Frenare la spirale del debito
La necessità di un intervento emerge dai numeri. A fronte di uno stock di crediti fiscali non riscossi che supera i 1.300 miliardi di euro, l’effettiva quota esigibile è solo una frazione di questo totale, pari a circa 190 miliardi. Questo enorme debito, accumulato nel tempo, non è solo frutto dell’evasione, ma anche della crisi economica e di un sistema burocratico e sanzionatorio che ha messo in ginocchio molte microimprese e famiglie.
A favore della misura si schierano sindacati, associazioni di categoria e ordini professionali, che vedono nella rottamazione uno strumento per alleggerire una pressione fiscale e burocratica considerata insostenibile. L’obiettivo non è fare un regalo ai “furbetti”, ma permettere a chi è in difficoltà onesta di mettersi in regola, evitando che il peso del debito porti alla chiusura delle attività o, nel peggiore dei casi, al ricorso al lavoro nero o all’illegalità.
Le voci della politica e dei cittadini
La discussione è inevitabilmente politicizzata, con le opposizioni che criticano le proposte della maggioranza, e viceversa, a seconda del colore politico al governo. Anche tra i cittadini, la divisione è netta: chi non ha mai avuto debiti con il fisco tende a giudicare la rottamazione come una misura ingiusta, mentre i lavoratori autonomi e i piccoli imprenditori la considerano un’ancora di salvezza.
Tuttavia, il tema centrale va oltre il singolo cittadino: riguarda il rilancio dell’economia nel suo complesso. La fiducia nello Stato e la competitività del Paese sono minate quando i contribuenti onesti, pur tra mille sacrifici, si sentono sopraffatti e umiliati da un sistema che non concede margini di manovra.
Lotta all’evasione e aiuto agli onesti
La soluzione proposta da molti addetti ai lavori è una rottamazione selettiva che non premia l’evasore seriale, ma offre una via d’uscita a chi, pur volendo pagare, non è riuscito a farlo. Parallelamente, si sollecitano misure più severe e strutturali contro i veri evasori, quelli che con dolo scelgono di non rispettare le regole. L’esclusione di questi soggetti da ogni sanatoria, con sanzioni più severe, è vista come un atto di giustizia necessario per tutelare chi, pur in mezzo alle difficoltà, cerca di restare nella legalità.
In definitiva, la rottamazione si configura non come un semplice “condono”, ma come un atto di civiltà volto a ridare dignità e opportunità a chi è in difficoltà, in un Paese che, come sottolineano in molti, dovrebbe prendersi cura dei propri cittadini tanto quanto di chi arriva da fuori confine.