Scicli – Doppio riconoscimento per la poetessa Giovanna Drago di Scicli al concorso “Francesco Setticasi”, tenutosi sabato 13 settembre alla Casa dei Ricordi di Racalmuto. L’autrice si è aggiudicata il secondo posto con la poesia “La casa addormentata” e una menzione speciale per “Il dio della guerra”, a testimonianza della forza e della versatilità della sua produzione letteraria. Due riconoscimenti che seguono, a distanza di una sola settimana, al primo premio vinto con la lirica “Silenziu” per la sezione “Poesia in lingua siciliana inedita” alla 50esima edizione del Premio Internazionale di Poesia città di Marineo 2025.
“È un risultato davvero significativo, per me – spiega Giovanna Drago – due riconoscimenti nello stesso concorso confermano la forza e la varietà della mia poesia. Il secondo premio e la menzione speciale testimoniano, la capacità di emozionare con temi diversi, dalla dolcezza della memoria con “La casa addormentata” alla potenza universale della riflessione sulla guerra con “Il dio della guerra”. Sono incredula ma felice di aver ottenuto in così breve tempo diversi riconoscimenti per la mia poesia. Quando si scrive col cuore e con la semplicità delle parole si trova sempre la strada giusta per esprimere le proprie emozioni. Emozioni, vissute in un momento di vita, in cui spesso ci si rispecchia chi legge i miei versi. Tutto ciò è semplicemente emozionate”.
I premi sono stati consegnati dalla presidente del Concorso Setticasi, Lia lo Bue. Un traguardo per la poetessa sciclitana Giovanna Drago che merita di essere celebrato. Le sue poesie si distinguono da sempre per l’intensità evocativa e la finezza espressiva.
La casa addormentata, premiata con il secondo posto, restituisce con delicatezza l’immagine di uno spazio intimo che diventa luogo della memoria e simbolo universale di nostalgia e radici. Il dio della guerra, insignita di Menzione speciale, affronta invece un tema di forte impatto civile, trasformando la denuncia in parola poetica, capace di scuotere e interrogare. Nella prima lirica, l’autrice apre le porte di un luogo silenzioso e familiare, dove la memoria diventa respiro e carezza. È una poesia che sa restituire, con immagini lievi e intense, il senso del tempo che passa ma non cancella.

Nella seconda, invece, la voce si fa civile: Il dio della guerra è un atto di denuncia e insieme un grido poetico, che mette a nudo la brutalità del conflitto e la fragilità dell’uomo di fronte alla violenza.
Questi riconoscimenti sottolineano la capacità dell’autrice di spaziare tra registri differenti, mantenendo costante una voce autentica e personale, che unisce sensibilità lirica e consapevolezza critica. Due registri diversi, accomunati da un unico tratto distintivo: la capacità di trasformare l’esperienza, intima o collettiva, in parola che resiste e commuove.
