La Rottamazione quinquies, il provvedimento fiscale promosso dalla Lega, potrebbe subire importanti modifiche per ottenere l’approvazione del governo. L’obiettivo è chiaro: aiutare chi ha difficoltà reali, ma allo stesso tempo arginare il fenomeno dei “debitori seriali” che hanno sfruttato le precedenti sanatorie senza mai saldare i conti.
Le obiezioni, sollevate dai tecnici dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e dagli alleati di governo, si concentrano sul rischio che la misura, nella sua versione originale, possa diventare l’ennesimo strumento per bloccare temporaneamente le azioni esecutive.
Perché le rottamazioni non funzionano
Come ha sottolineato il direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone, il sistema dei condoni finora non ha ridotto il gigantesco magazzino di debiti fiscali, che a gennaio ha superato i 1.279 miliardi di euro. La ragione è semplice: molti contribuenti aderiscono per ottenere benefici immediati (come lo stop ai pignoramenti), ma poi smettono di pagare dopo poche rate.
I numeri sono allarmanti: circa il 60% dei contribuenti italiani ha cartelle non pagate da almeno dieci anni. Inoltre, il 77% degli avvisi di pagamento annuali sono rivolti a persone che avevano già debiti pregressi.
Come la Rottamazione quinquies potrebbe cambiare
Per superare lo stallo e rendere la misura sostenibile, il governo starebbe valutando alcune modifiche chiave:
- Esclusione dei recidivi: l’accesso alla rottamazione verrebbe negato a chi ha già sfruttato le sanatorie precedenti senza onorare gli impegni di pagamento. I criteri precisi per questa esclusione sono ancora in fase di definizione.
- Anticipo per i grandi debitori: per i debiti superiori a 50.000 euro, si potrebbe richiedere un anticipo obbligatorio come prova di serietà, in cambio di un taglio su interessi e sanzioni.
- Rateizzazione estesa: rimarrebbe la possibilità di dilazionare i pagamenti in un piano di 120 rate mensili, spalmate su dieci anni.
Questi “aggiustamenti” mirano a trasformare la rottamazione da un condono di massa a un aiuto mirato, un compromesso tra la proposta iniziale della Lega e la necessità di tutelare le casse dello Stato.