Comiso – Che sensazioni straordinarie. Una pioggia di petali di rosa. Una cascata lenta, meravigliosa, in grado di riempire gli occhi di suggestioni positive, quella consumatasi nel giorno della vigilia nella navata centrale della chiesa Madre di Comiso. Un momento suggestivo che ha reso affascinante il rito della Svelata. Tutto ciò dinanzi a una folla di fedeli che ha assistito con grande devozione a uno dei momenti più sentiti dei solenni festeggiamenti in onore di Maria Santissima Addolorata, poi caratterizzati dalla festa esterna di domenica scorsa. Il simulacro settecentesco della Vergine, gelosamente custodito nella nicchia dell’altare laterale, è così riapparso adornato di una splendida veste. Il manto, un’opera di pregevole artigianato locale, di velluto blu scuro tempestato da stelle dorate, è stato realizzato nel 1880 su commissione della signora Giuseppina Ciarcià.
Prima della Svelata, il manto (spazio in questo caso a quello nuovo realizzato nel 2000 donato dalla signora Nunziata Vittoria per salvaguardare l’antico) ha animato la processione, insieme con la raggiera, la spada, le spille a forma di cuore e al fazzoletto, adagiati su cuscini di seta portati dai paggi dalla chiesa di San Biagio alla Chiesa Madre.
A recare il manto, poco prima, il vicepresidente del comitato dei festeggiamenti Giorgio Iapichella, con il segretario Dario Brafa e con il tesoriere Peppino Arezzo. La processione assume la caratteristica denominazione de “A pigghiata o mantu” ed è un’altra fase significativa dei festeggiamenti della Vigilia. La Svelata, negli ultimi anni, è stata resa ancora più caratteristica dalla genialità, dalla fantasia e dalla dedizione dei giovani della chiesa Madre che, oltre a disporre drappi, veli ed elementi architettonici appositamente creati, hanno pure animato la cascata di petali di rose in grado di conferire all’intera cerimonia un fascino insostituibile.
Petali di rosa che costituiscono una speciale cornice durante il ritiro della preziosa tenda in filet, appositamente realizzata nel 1928, che, tra la commozione dei fedeli, svela a tutti il simulacro dell’Addolorata segnando, a tutti gli effetti, l’inizio gioioso della festa. Subito dopo è stato cantato l’inno composto da monsignor Francesco Rimmaudo e musicato dal maestro Alfio Pulvirenti nel 1910. Ad animarlo uno stuolo di voci bianche che ha dato voce all’accorato “Salve alla Madre” da parte di tutti i fedeli presenti. Domani, mercoledì 21 maggio, ci sarà, intanto, alle 19,45, la catechesi sul tema “La rivelazione della preghiera nella pienezza dei tempi” tenuta dall’arciprete parroco, il sacerdote Fabio Stracquadaini.