Ragusa – Anche quest’anno la CGIL di Ragusa celebra il Primo Maggio, la Festa dei Lavoratori, con il concerto a Pozzallo, dove purtroppo sarà registrata l’assenza dei lavoratori che si trovano costretti a lavorare a causa delle aperture dei negozi in alcuni centri commerciali, nonostante le nostre richieste. Un Primo Maggio permeato da un sentimento misto di orgoglio e preoccupazione. Orgoglio per la storia del lavoro e dei diritti conquistati con sacrificio. Preoccupazione per una realtà che, soprattutto in provincia di Ragusa, continua a essere segnata da disuguaglianze, salari bassi, infortuni sul lavoro e precarietà diffusa e con una provincia sotto la soglia della dignità salariale Ragusa è infatti agli ultimi posti in Italia per retribuzioni medie annue, con appena 14.882 euro lordi l’anno, pari a circa 67 euro al giorno.
Un dato che non è solo freddo numero, ma il termometro di una condizione sociale insostenibile. Mentre a Milano si superano i 32.000 euro, la forbice si allarga e la Sicilia, ancora una volta, sprofonda in un Sud che lavora tanto ma è pagato troppo poco. Lo ha ricordato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiamando il Rapporto 2024-2025 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro: «Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso».
Ma nel ragusano, e più in generale nel Mezzogiorno, la dinamica salariale negativa è diventata una costante che scoraggia i giovani, spinge all’emigrazione e svuota il futuro.
La sicurezza sul lavoro: una promessa ancora tradita. Il tema scelto quest’anno a livello nazionale – la sicurezza nei luoghi di lavoro – ci interpella in modo drammatico ha affermato il segretario provinciale della Cgil, Giuseppe Roccuzzo. “Non possiamo dimenticare la serie di incidenti e di morti che si verificano ogni giorno in Italia. Inoltre, sono decine ogni anno gli infortuni, spesso taciuti, che avvengono in provincia di Ragusa, segno che la cultura della prevenzione è ancora un orizzonte lontano.” “Serve, prosegue Giuseppe Roccuzzo, un investimento strutturale su formazione, controlli, responsabilità delle imprese. Il lavoro deve tornare a essere sinonimo di vita, non di rischio”. A peggiorare la situazione c’è il mancato rinnovo di molti contratti collettivi e la scarsissima diffusione della contrattazione di secondo livello. In provincia di Ragusa si lavora in settori a bassa produttività, spesso senza possibilità di valorizzazione delle competenze. Il risultato è un esercito di “lavoratori povero”: si lavora, ma non basta per vivere.
A nulla serve vantare l’elevata copertura contrattuale nazionale se poi, nella realtà, i lavoratori restano intrappolati in part-time involontari, contratti a termine o lavoro nero. Il Primo Maggio non è una liturgia. È l’occasione per ricordare che dietro ogni numero c’è una storia, una famiglia, un destino. La CGIL di Ragusa, conclude Giuseppe Roccuzzo, rilancia il proprio impegno per un lavoro che sia libero, sicuro e giustamente retribuito.
Chiediamo al Governo e alle istituzioni locali, politiche mirate per il Sud e per le aree interne, investimenti per la buona occupazione, incentivi alla contrattazione decentrata e un piano straordinario di controlli per la sicurezza. I referendum sul lavoro e cittadinanza del prossimo 8 e 9 giugno sono uno strumento importante per affrontare e risolvere le criticità che riscontriamo quotidianamente; sono l’occasione per una grande partecipazione democratica ed avere migliori condizioni ed un lavoro dignitoso, equo, stabile e sicuro.