Con il via libera del Senato alla manovra finanziaria per il 2026, prende ufficialmente forma la nuova edizione della pace fiscale. Sebbene manchi ancora il passaggio formale alla Camera, il testo è considerato blindato: i tempi stretti confermano che le misure approvate a Palazzo Madama rappresentano la versione definitiva del provvedimento.
Un salvagente per i contribuenti “onesti ma in difficoltà”
La novità principale di questa sanatoria è l’estensione del piano di rientro, pensato per permettere a famiglie e imprese di regolarizzare la propria posizione con il Fisco senza soffocare la liquidità. Tuttavia, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha posto un paletto chiaro: la misura non è un colpo di spugna generalizzato. Potranno aderirvi solo coloro che hanno presentato regolarmente le dichiarazioni dei redditi ma non sono riusciti a versare il dovuto, o chi ha ricevuto avvisi bonari.
I numeri della sanatoria: tempi e costi
Il piano di ammortamento previsto è tra i più lunghi mai concessi, arrivando a coprire un orizzonte di 9 anni. Ecco i dettagli tecnici della misura:
- Copertura temporale: Debiti maturati tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023.
- Frazionamento: Un totale di 54 rate bimestrali.
- Soglia minima: Ogni versamento non potrà essere inferiore a 100 euro.
- Tassi di interesse: È stata prevista una riduzione del costo del denaro, che passa dal 4% al 3% per i pagamenti effettuati dal 1° agosto 2026.
- Esclusioni: Fuori dal perimetro gli accertamenti esecutivi e chi è già decaduto dalla precedente “Rottamazione Quater” dopo il 30 settembre scorso.
Regole ferree per non perdere il beneficio
Attenzione alle scadenze: il contribuente decadrà automaticamente dal piano agevolato qualora dovesse saltare il pagamento di due rate, anche se non consecutive.
Prossime tappe e obiettivi di gettito
L’iter operativo partirà ad aprile 2026, mese in cui l’Agenzia delle Entrate dovrebbe aprire i termini per la presentazione delle domande. L’obiettivo politico della misura, fortemente sostenuta dalla Lega, è duplice: incassare crediti che lo Stato fatica a riscuotere e dare respiro al tessuto produttivo.
Secondo le stime tecniche, l’operazione potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 9 miliardi di euro nell’arco del decennio 2026-2036. Resta tuttavia aperto il dibattito etico sull’opportunità di cicliche sanatorie, con critiche relative al rischio di scoraggiare la fedeltà fiscale sul lungo periodo.



