La Manovra economica per il 2026 introduce una novità destinata a rinvigorire il dibattito sulla parità scolastica in Italia. Il cosiddetto “Bonus Scuole Paritarie” – un voucher che può arrivare a 1.500 euro annui per studente – si presenta come uno strumento tecnico che interseca principi costituzionali, logiche di bilancio e pluralismo educativo.
1. I paletti della misura: a chi spetta?
Il legislatore ha perimetrato il contributo in modo chirurgico per garantire la sostenibilità di un fondo stanziato di 20 milioni di euro.
- Soglia ISEE: Accesso limitato alle famiglie che non superano i 30.000 euro di indicatore della situazione economica equivalente.
- Segmento Scolastico: Il bonus non è universale. Riguarda esclusivamente le scuole medie (secondarie di primo grado) e il primo biennio delle superiori.
- Proporzionalità: L’importo non sarà “flat”, ma modulato in scaglioni: chi ha il reddito più basso otterrà il sostegno maggiore.
2. La natura giuridica: sostegno alle famiglie, non agli enti
Un punto fondamentale, spesso oggetto di fraintendimenti mediatici, riguarda la natura stessa del contributo. Il bonus non è un finanziamento diretto agli istituti privati, bensì un sussidio economico erogato ai nuclei familiari. Sotto il profilo del diritto, la misura si muove su due binari costituzionali:
- Art. 30: Il dovere e diritto dei genitori di istruire i figli.
- Art. 33: La controversa clausola del “senza oneri per lo Stato”. La giurisprudenza della Consulta ha chiarito che tale principio non vieta sostegni indiretti o agevolazioni alle famiglie, purché non si trasformino in un finanziamento strutturale e indiscriminato alle scuole non statali.
3. L’impatto sul Sistema Nazionale di Istruzione
Inserendo il bonus nel solco della Legge 62/2000, lo Stato ribadisce che le paritarie sono parte integrante del sistema pubblico. Da un punto di vista macroeconomico, la misura punta a prevenire l’esodo degli studenti dalle paritarie verso le statali per ragioni puramente economiche. Paradossalmente, il mantenimento di uno studente nel sistema paritario genera per lo Stato un risparmio di spesa corrente rispetto al costo pieno di un alunno nel sistema statale.
4. Le incognite del decreto attuativo
Il successo della misura dipenderà dal futuro decreto del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Restano infatti da sciogliere alcuni nodi critici:
- Graduatorie: Come verranno gestite le domande se supereranno i 20 milioni di fondi?
- Erogazione: Si tratterà di un rimborso spese o di un credito d’imposta?
- Sovrapposizioni: Come si integrerà il bonus con le “Doti scuola” o i “Buoni scuola” già attivi in molte Regioni?
5. Conclusioni: un segnale politico e culturale
Sebbene l’impatto economico immediato appaia contenuto, il valore simbolico della norma è elevato. Non si tratta di una svolta verso la privatizzazione, ma di un timido passo verso il pluralismo educativo effettivo. Il bonus tenta di trasformare la libertà di scelta da un privilegio per pochi a un diritto esercitabile anche dalle fasce di reddito medio-basse, cercando di dare sostanza a un principio costituzionale spesso rimasto solo sulla carta.




