Ragusa – Nella XXXII edizione del rapporto Ecosistema urbano di Legambiente, realizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore, Ragusa raggiunge la 58° posizione (era alla 69° lo scorso anno) nella classifica generale, la 4° posizione tra i capoluoghi del sud dopo Cosenza e Cagliari e Avellino e la prima posizione in Sicilia. “È il risultato di un processo lento ma costante verso l’obiettivo della sostenibilità ambientale” afferma Angelo Rinollo, presidente di Legambiente Ragusa.
“Nel 2025 il punteggio raggiunto da Ragusa è stato del 31% più basso rispetto alla prima classificata, nel 2023 era quasi la metà e nel 2020 addirittura pari un terzo del capoluogo primo classificato. In cinque anni il punteggio di Ragusa è passato dal 29,45% al 54,40% del punteggio massimo. Il posto raggiunto in classifica è sì in parte dovuto al rallentamento di altri capoluoghi, ma anche, soprattutto, al miglioramento di diversi parametri. A Ragusa abbiamo una buona qualità dell’aria, abbiamo ottenuto negli ultimi 5 anni il raddoppio delle piste ciclabili (anche se senza effetti visibili sulla mobilità urbana), delle aree con limitazioni per le automobili (isole pedonali e ZTL) e della superficie degli impianti solari pubblici. Anche nella raccolta differenziata i risultati raggiunti sono stati più che soddisfacenti, superiori ai limiti di legge, ma su questo c’è un rischio concreto di possibili difficoltà future, a causa della prossima gara che presenta evidenti criticità.
Continuano a persistere – continua Angelo Rinollo – gli atavici problemi sul trasporto pubblico carente e sull’eccessiva motorizzazione, oltre all’ insufficienza di alberi e di verde totale a disposizione dei cittadini. La nota più positiva è invece l’inversione di tendenza sul consumo di suolo, dove Ragusa porta a casa la prima posizione in Italia, essendo la migliore tra le uniche 5 città in Italia che hanno ridotto il consumo di suolo. Questo risultato (ascrivibile all’azione dell’amministrazione comunale, ma a cui non è estranea la battaglia decennale di Legambiente Ragusa contro la variante PEEP di edilizia economica e popolare) deve essere ora valorizzato inserendolo in un quadro di miglioramento delle prestazioni ecologiche complessive della città.
Questo richiede strategie che contemplino l’arresto, e se possibile l’inversione netta (depavimentazione) dei processi di consumo a carico degli spazi aperti, ripristinando la salute del suolo urbano e le funzioni connesse con la sua attitudine a fornire servizi ecosistemici anche all’interno del tessuto insediativo, come parte sostanziale degli interventi di adattamento climatico. Attualmente Ragusa occupa l’ultimo posto, insieme a Brindisi ed Enna,sull’uso efficiente del suolo. A questo proposito non depone positivamente la bocciatura di tutti gli emendamenti di Legambiente Ragusa al PRG tesi ad aumentare le aree a verde e gli alberi e conseguentemente a diminuire le aree impermeabilizzate.
Così come è preoccupante il ritardo nella stesura del piano attuativo sugli interventi di de-impermeabilizzazione dei suoli e del regolamento sulla riduzione dell’Impatto Edilizio. Il rischio è con vedano mai la luce. In sintesi, quello di Ecosistema Urbano 2005 è un risultato positivo per Ragusa, che disegna un ritratto di una città con tante difficoltà ma con incoraggianti miglioramenti rispetto al recente passato. – conclude Angelo Rinollo – Occorre però accelerare. Urge un progetto sulla mobilita sostenibile che deve ripartire da un forte impulso ad un trasporto pubblico moderno, puntuale e a emissioni zero. Serve velocizzare gli interventi per ridurre le perdite nella distribuzione di acqua potabile. Serve un Piano del Verde che porti almeno ad un raddoppio degli alberi in città. Manca un Piano comunale sull’adattamento climatico, di cui si sente la grande urgenza: la Sicilia e con essa Ragusa sono diventate più soggette ad eventi estremi come cicloni mediterranei, nubifragi, trombe d’aria, grandinate, ondate di calore, siccità che colpiscono soprattutto le aree urbane e causano danni ai territori e rischi per la vita dei cittadini. La transizione ecologica è iniziata, ma è ancora troppo lenta.”




