La Rottamazione Quinquies, che potrebbe presto diventare realtà con la Legge di Bilancio 2026, si annuncia come la più flessibile “pace fiscale” mai vista in Italia. L’obiettivo è offrire a milioni di contribuenti in difficoltà un piano di rientro sostenibile, combinando un’ampia dilazione dei pagamenti con misure di rigore per contrastare chi ha abusato delle precedenti sanatorie.
Più tempo e meno sanzioni per i contribuenti
Il disegno di legge, attualmente in discussione al Senato, propone un approccio innovativo:
- Pagamento a lungo termine: Si prevede la possibilità di saldare i debiti in un arco di 10 anni, suddivisi in 120 rate mensili. Una tempistica decisamente più ampia rispetto alle rottamazioni passate.
- Flessibilità sulle rate: Sarà possibile saltare fino a 8 rate, anche non consecutive, senza perdere i benefici della rottamazione.
- Riduzione del debito: Come per le precedenti edizioni, verranno azzerati sanzioni e interessi, lasciando da pagare solo il capitale e i costi di riscossione.
- Estensione temporale: La misura dovrebbe coprire i debiti affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023, con una possibile estensione fino al 2024.
Regole diverse per debiti grandi e piccoli
La proposta introduce un approccio su due livelli per gestire i diversi tipi di debito:
- Per i debiti consistenti (oltre 50.000 €): È previsto un anticipo obbligatorio del 5% per dimostrare la serietà dell’intenzione a saldare il debito.
- Per i debiti minori: Si valuta l’introduzione di un saldo e stralcio o addirittura la cancellazione automatica per le “mini-cartelle” al di sotto di una soglia ancora da definire (tra 1.000 e 5.000 €).
Stop ai “rottamatori seriali”
Uno dei punti chiave del progetto è l’introduzione di regole severe per evitare gli abusi del passato. La misura escluderà chi ha già aderito a precedenti rottamazioni senza rispettare i pagamenti. Chi è decaduto in passato potrà aderire solo dopo aver saldato le rate arretrate. L’obiettivo è chiaro: premiare la buona fede e ridurre il tasso di decadenza, che in passato ha superato il 60%.
La discussione parlamentare riprenderà in autunno, con l’obiettivo di approvare la misura entro la fine del 2025 per l’entrata in vigore nel 2026.