I tormentoni estivi: da sempre una presenza costante delle vacanze, un sottofondo musicale fisso che rallegra le pause relax al mare o in montagna. Alcune hit stagionali spesso finiscono rapidamente nel dimenticatoio, altre diventano emblema di intere generazioni, definendone il mood esistenziale, emotivo e anche estetico. Evergreen che attraversano intere decadi trasformandosi in ricordi indelebili, diventando colonne sonore personali o di un intero periodo storico.
Tormentoni anni ’70…
Mentre le strade si riempiono di P38 e la musica si fa più politica che mai, una generazione di artisti aderisce a un’altra ideologia, quella della hit da ombrellone. Dalla Bertè ad Alan Sorrenti, da Tozzi alla Rettore, ecco i re del decennio. Gli anni ‘70 sono stati particolarmente floridi per la canzone italiana. Numerosi artisti iniziano ad affacciarsi nel panorama nazionale con debutti strepitosi destinati a lasciare il segno. In quel periodo l’importanza dei tormentoni estivi è sempre più acclamata generando una vera e propria competizione tra gli artisti, complice il sempre più ambito disco per l’estate, nato nel 1964 come corrispettivo “caliente” di Sanremo.
Il nostro piccolo viaggio nei tormentoni estivi degli anni ’70
Ad aprire il nostro baule dei ricordi è proprio lei Orietta Berti che nell’estate del 1970, pur piazzandosi solo al terzo posto nella competizione canora della stagione con “Finché la barca va”, ci ha regalato uno dei grandi classici indiscussi, conosciuti da grandi e piccini! And the winner is… Renato dei Profeti, con Lady Barbara. Dal casinò municipale di Saint Vincent Corrado e Gabriella Farinon leggono il nome del vincitore di Un disco per l’estate del 1970 e la folla mormora. Non tanto per il secondo posto di Peppino Gagliardi con la sua “Settembre” – reo di non aver capito l’importanza della stagionalità dei prodotti , quanto per il gradino più basso del podio, assegnato alla signora Berti. Con la sua eterna aria da contadina appena arrivata in città, mette in fila (o meglio, Flavio Arrigoni e Lorenzo Pilat lo fanno per lei) le parole più semplici, e quindi perfette, per parlare di felicità. Un ritornello eterno, che nemmeno le polemiche sulle Ong di oggi hanno saputo fiaccare.
“Mi sembra di vedere mia sorella/Che aveva un fidanzato di Cantù/Voleva averne uno anche in Cina/E il fidanzato adesso non l’ha più” Ci sono canzoni che restano impresse nella memoria collettiva, che superano il tempo e continuano a emozionare anche dopo decenni. Una di queste è “Pazza Idea”, il celebrebrano di Patty Pravo, uscito nel 1973, una canzone che fece scalpore per il suo testo audace e la sua interpretazione magnetica.
“Pazza Idea” racconta una storia d’amore intensa e sofferta, un sentimento che sopravvive anche quando si cerca disperatamente di dimenticare. La protagonista del brano tenta di sostituire un amore passato con un altro, ma alla fine si rende conto che il ricordo della persona amata è ancora troppo forte per poter essere cancellato.
L’idea di pensare a un altro mentre si è tra le braccia di qualcuno era un concetto provocatorio per l’epoca, eppure fu proprio questa sincerità disarmante a rendere la canzone un successo.
La canzone divenne un simbolo di emancipazione femminile grazie anche all’interpretazione di Patty Pravo, che con il suo stile elegante e anticonformista ha saputo dare voce a una generazione di donne alla ricerca della propria libertà emotiva.
Chiudono il decennio anni ‘70 due successi intramontabili che riportano la mente alle calde serate estive trascorse sulla spiaggia attorno ad un falò con tanto di chitarra…
Nel 1979 Umberto Tozzi sbanca letteralmente con la sua “Gloria”, diventata una delle canzoni italiane più amate e conosciute nel mondo!
“Un pezzo dal testo inconsistente, ma che possiede una pulsione rock sorprendente”. Queste le parole che un paio d’anni fa El Pais ha dedicato all’unica canzone italiana presente nella sua lista dei 9 tormentoni estivi di cui l’umanità non deve vergognarsi. Detto dai maestri del genere vale doppio, ed è l’ennesimo tributo per una delle hit pop italiane più famose del pianeta. Come non menzionare “Tu sei l’unica donna per me” di Alan Sorrenti?
Il brano ebbe un enorme successo tanto da permanere in prima posizione nella hit parade dei singoli più venduti in Italia per l’intera stagione aggiudicandosi anche l’edizione annuale del Festivalbar. Quattro pezzi di questa lista sono del 1979 (tutti tranne quello di Orietta Berti). E pensare che, più o meno nello stesso periodo, uscirono anche “Ricominciamo” di Pappalardo, “Balla” di Umberto Balsamo, “Forse” di Pupo, “Sole” di Celentano e “Comprami” di Viola Valentino; di tutt’altro genere “Albachiara” e “L’era del cinghiale bianco”. Eppure non possiamo omettere che quest’ultimo brano, che tanta simpatia genera ancora oggi durante il karaoke nei matrimoni di provincia, rimane un’icona di quel periodo. Il pezzo passa 14 settimane consecutive in vetta alle vendite e genera milioni di dediche via radio o letterine, fino al riconoscimento supremo della cover di Massimo Ceccherini in “Fuochi d’artificio”.
“Il tempo passa in fretta/Quando siamo insieme noi”
“Albachiara” rimane Il mio tormentone degli anni ’70 che ancora oggi riesce ad emozionarmi
Era il 22 agosto del 1987… quando ascoltai nello stadio comunale di Modica “Vasco Rossi” dal vivo da allora è stato uno dei pochi cantanti ad emozionarmi tutte le volte che ascolto una sua canzone.
È dal 1982 che Vasco Rossi chiude ogni suo concerto con “Albachiara”, una delle sue canzoni più belle e rappresentative. Un brano che ha cambiato i tempi, che ha segnato un’epoca e che oggi compie la bellezza di 43 anni. Il pezzo, infatti, è contenuto nel secondo album del cantante di Zocca – “Non siamo mica gli americani” – uscito il 30 aprile del 1979.
Una canzone dolcissima dedicata a Giovanna, una ragazza di tredici anni che Vasco vedeva scendere dalla corriera tutti i giorni dalla finestra della sua abitazione. Un amore tenero e melodioso che si è trasformato in parole. Alcuni anni dopo, l’artista ha scritto “Una canzone per te”, brano sempre dedicato a lei.
“Sei chiara come un’alba
Sei fresca come l’aria
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
E sei fantastica quando sei assorta
Nei tuoi problemi
Nei tuoi pensieri”
Chissà quanti amori estivi sono nati sulle note di queste canzoni…
Il Tormentone del 2025… potremmo rivolgerci al programma “Chi l’ha Visto…? O meglio Chi l’ha sentito…!”
L’estate 2025, se messa a confronto con le precedenti, appare affaticata e pallida, in postumi, come sottolineato dal buon Battaglia. L’estate era l’isola utopica in cui concentrare le nostre illusioni di mantenimento dello status quo, ma ora è una distesa sempre più vasta e torrida in cui si abbatte tutta la violenza inesorabile del cambiamento climatico, delle guerre, della nostra spossatezza che non riusciamo a cancellare neanche nella stagione più calda dell’anno. Forse, però, questa potrebbe essere l’estate di slittamento da un paradigma di vacanze lunghe e spensierate (che nessuno fa più), a una concezione nuova, più ancorata alla realtà sfilacciata che viviamo ora. Quest’estate senza senso potrebbe servirci per trovarne uno diverso per il prossimo anno e per quelli a venire. Checché ne dicano Kant, i Millennial, e chi qui scrive.