Il governo si prepara a presentare, all’inizio di settembre, una bozza della Legge di Bilancio 2026 che potrebbe includere una nuova e complessa “rottamazione” delle cartelle esattoriali. Il provvedimento, denominato “rottamazione quinquies”, si articolerebbe su due fronti, a seconda dell’importo del debito, e potrebbe introdurre l’obbligo di un anticipo per i debiti più ingenti.
Una rottamazione a “Due Velocità”
Il nuovo piano si sta delineando per essere una misura più mirata e sostenibile rispetto al passato. L’obiettivo principale è aiutare i contribuenti in difficoltà economiche, incassando allo stesso tempo risorse che altrimenti andrebbero perdute.
Il senatore Massimo Garavaglia (Lega), presidente della commissione Finanze, ha confermato che il termine per gli emendamenti è stato fissato per il 12 settembre.
Le due principali direttrici della rottamazione sono:
- Saldo e Stralcio per i Debiti Minori: Si sta valutando la possibilità di un “saldo e stralcio” agevolato per le cartelle di importo ridotto, con una soglia che potrebbe essere fissata a 1.000 o 5.000 euro. Questa soluzione permetterebbe ai contribuenti di sanare la propria posizione pagando solo una percentuale del debito, escludendo sanzioni e interessi.
- Rottamazione in 10 Anni per i Grandi Debiti: Per i debiti più consistenti, anche superiori a 50.000 euro, si starebbe pensando a una rottamazione che preveda un piano di rateizzazione fino a 120 quote mensili, ovvero 10 anni. Anche in questo caso, sarebbero previsti sgravi su sanzioni e interessi.
L’anticipo obbligatorio e lo stralcio automatico
Una delle novità più discusse per i debiti sopra i 50.000 euro è l’introduzione di un anticipo obbligatorio. Questa percentuale, che potrebbe essere del 5% del debito complessivo, servirebbe a dimostrare l’impegno del contribuente a saldare la propria posizione, offrendo una maggiore garanzia allo Stato.
Parallelamente, si sta discutendo l’ipotesi dello stralcio automatico, suggerito dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB). L’UPB sottolinea che il 77% dei debiti fiscali pendenti è inferiore ai 1.000 euro e che il recupero di questi “micro” debiti non sempre giustifica i costi di riscossione. L’annullamento automatico di queste cartelle permetterebbe all’erario di concentrare gli sforzi su crediti più consistenti.