Ragusa – Evidentemente le scalinate, di varia collocazione e di vario genere, stimolano la creatività e l’impegno teatrale della benemerita Compagnia Godot, del suo manipolo di giovani (e meno giovani) talentuosi attori, ma anche cantanti e musicisti, nonché dei due direttori artistici Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso. Li avevamo lasciati sulla meravigliosa asfaltica e barocca scalinata del Duomo di San Giorgio a Ragusa Ibla con la Cavalleria Rusticana di Giovanni Verga (e musiche di Pietro Mascagni) per ritrovarceli sulla scalinata dorata, immersa nel verde del Parco, ai piedi delle bifore gotico- catalane del Castello di Donnafugata, a rendere omaggio ad un altro genio siciliano, Luigi Pirandello. Sicilianità esaltata già nel titolo, dove il Berretto a sonagli diventa A birritta cu i ciancianeddi, in dialetto agrigentino, in cui Godot non dimentica un breve ma commosso omaggio ad un altro amatissimo scrittore ed intellettuale isolano nel centenario della sua nascita. La rappresentazione teatrale inizia infatti con la registrazione delle parole con cui Andrea Camilleri ricordava il suo primo incontro con il premio Nobel Pirandello, che aveva legami di parentela con la sua famiglia. E subito a seguire si entra in questo paese siciliano dove si snoda una esemplare vicenda di corna, di gelosia, di ipocrisia, di tutti sanno ma nessuno parla, ambientata nel primo ventennio del 900.
Il talento registico di Vittorio Bonaccorso, l’accuratezza dei costumi curati da Federica Bisegna, e la forza inesauribile del testo pirandelliano hanno dato vita a uno spettacolo intenso e raffinato, capace di far riflettere e divertire con la stessa intensità. Ancora una volta, l’equilibrio tra profondità e leggerezza, tra dramma e comicità, è stato centrato con maestria. La rappresentazione, proposta in dialetto agrigentino – come voluto originariamente da Pirandello – ha donato nuova linfa allo spirito dell’opera, esaltandone l’umanità, l’ironia, le sfumature emotive. Una scelta artistica coraggiosa.

Sul palco, Federica Bisegna ha incantato nel ruolo di Beatrice Fiorica, intensa e misurata, mentre Vittorio Bonaccorso, nel ruolo del memorabile Ciampa, ha restituito con straordinaria sensibilità il dramma interiore di un uomo diviso tra verità e apparenza. Tiziana Bellassai, nei panni della travolgente Donna Rocca ‘a Saracina, ha conquistato il pubblico con energia e presenza scenica. Con loro, un cast affiatato e di grande livello a partire dai ruoli di primo piano affidati a Lorenzo Pluchino (Fifì), Benedetta D’Amato (‘gna Momma), Rossella Colucci (la signora Assunta) e Alessio Barone (il delegato Spanò) ed ancora il coro che ci ricorda il giudizio permanente “degli altri” con in scena Rossella Colucci, Federica Guglielmino, Alessandra Lelii, Roberto Palomba, Mario Predoana, Maria Grazia Tavano, ognuno capace di restituire, con ironia e precisione, i mille volti dell’ipocrisia e del giudizio sociale che l’opera porta in scena. Collaborazione di Mattia Zecchin.
“Il berretto a sonagli è uno dei testi più emblematici della poetica pirandelliana – hanno commentato i direttori artistici Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso – Un’opera che, con acume tagliente e umorismo amaro, esplora le piccolezze umane e l’eterna tensione tra ciò che siamo e ciò che dobbiamo apparire. Come spesso accade in Pirandello, si ride per non piangere, scoprendo, tra le pieghe di una battuta, la verità più dolorosa”. (daniele distefano)