Modica – “Non possiamo che prendere atto della comunicazione inviataci dalla Protezione Civile Regionale in merito alla facoltà di riaprire la domenica per gli esercizi commerciali, compresi quelli di vicinato, ma non possiamo esimerci dall’esternare il disappunto e la delusione provata nel leggere la circolare n.20 della Protezione Civile”. Così il Sindaco di Modica, Ignazio Abbate, dopo che il Presidente della Regione, Nello Musumeci, ha demandato all’Ufficio Regionale di Protezione Civile il compito di riaprire gli esercizi commerciali la domenica. A nulla sono valse le interpellanze al mondo ecclesiastico e sindacale, la decisione, seppur a tempo fino al 14 giugno, è stata presa in barba a qualsiasi riguardo nei confronti dei lavoratori.
Evidentemente il peso specifico esercitato sulla politica regionale e nazionale dagli interessi economici della grande distribuzione è molto più forte di quello rappresentato dai valori storici della nostra società. “La cosa che più mi rammarica è il silenzio di chi è stato invitato ad esporsi pubblicamente a difesa dei lavoratori, dei valori della famiglia, del diritto al riposo. Tutti concetti nobili che però, nel momento di essere concretizzati sono rimasti solo teoria. Addirittura oggi si legge di un comunicato sindacale provinciale dove si attacca la mia posizione chiedendo maggiore coinvolgimento dei sindacati nelle concertazioni di questo tipo. Se gli ottimi risultati raggiunti dai sindacati sono quelli di riaprire la domenica con una mezza promessa di riparlarne più avanti, allora meglio portare avanti da soli questa battaglia.
Ancora una volta si calpesta la dignità dell’essere umano prima ancora che del lavoratore. Chi è impiegato in questi esercizi commerciali o chi è un lavoratore autonomo della piccola distribuzione non ha diritto alla domenica di riposo, non ha diritto a stare con la propria famiglia in nome del profitto. Che poi anche su questo punto potremmo obiettare: c’è un reale profitto? In questi mesi di chiusura è stato provato che l’aumento delle giornate di lavoro non corrisponde ad un aumento di guadagni, le persone si stavano riabituando a fare i propri acquisti organizzandosi in sei giornate piuttosto che in sette.
D’altronde la disponibilità economica di ogni singola famiglia rimane invariata sia che i negozi siano aperti sette giorni su sette sia che chiudano la domenica. Piuttosto, dando la possibilità a tutti i lavoratori del settore di essere liberi la domenica, si dà la possibilità di immettere liquidità nel tessuto economico del territorio. La nostra battaglia continuerà fino a quando non raggiungeremo l’obiettivo, anche se la dovessimo affrontare da soli. Al momento possiamo solo invitare al buon senso i datori di lavoro, poiché ogni ordinanza in difformità alla circolare regionale, diventerebbe illegittima”.