È in arrivo una nuova rottamazione delle cartelle fiscali, ma con regole più rigide rispetto al passato. La proposta, promossa dalla Lega, prevede una maxi-rateizzazione in 10 anni, ma l’accesso sarà selettivo, riservato a chi ha un passato di “fedeltà fiscale” e escluderà i debiti di piccolo importo. Le modifiche, elaborate per rendere la misura più sostenibile per lo Stato, saranno formalizzate con degli emendamenti entro il 12 settembre.
I requisiti per la “Rottamazione Quinquies”
Il nuovo meccanismo, ribattezzato “rottamazione quinquies”, non sarà un condono generalizzato. I paletti principali che verranno messi in atto sono:
- Fedeltà Fiscale: L’accesso sarà negato a chi in passato non ha rispettato i pagamenti delle rate nelle precedenti edizioni delle rottamazioni. La misura è pensata per premiare chi ha dimostrato serietà ma si è trovato in difficoltà.
- Tipologia del Debito: Si sta valutando se estendere la sanatoria anche ai debiti con gli enti locali (come multe o tributi comunali), oppure limitarla ai soli debiti erariali.
- Ammontare del Debito: Saranno esclusi i debiti di piccolo importo, mentre per quelli più consistenti si sta pensando a una valutazione caso per caso.
Anticipo obbligatorio e decadenza
Per dare maggiori garanzie allo Stato, è prevista l’introduzione di un anticipo obbligatorio per chi vuole accedere alla sanatoria. Questa mossa servirebbe a dimostrare la reale intenzione del contribuente di voler onorare il debito.
Un’altra novità riguarda la soglia di decadenza dal beneficio. Il disegno di legge prevedeva l’esclusione dopo otto rate non pagate, ma questa soglia potrebbe essere portata a dieci rate, per offrire maggiore flessibilità ai contribuenti in difficoltà.
Il “Derby Fiscale” nella maggioranza
Il destino della rottamazione si deciderà nelle prossime settimane, in un “derby fiscale” interno alla maggioranza. La Lega dovrà confrontarsi con Forza Italia, che preme per un taglio dell’IRPEF per il ceto medio. La proposta degli azzurri, che prevede di abbassare l’aliquota dal 35% al 33% per i redditi medi, avrebbe un costo stimato in miliardi di euro, risorse che potrebbero non essere disponibili contemporaneamente alla rottamazione.