Un libro che Pier Luigi Bersani ha voluto divulgare e far partecipi tutti noi, ma soprattutto invitare le nuove generazioni a riflettere sulla nostra storia per dare una maggiore consapevolezza del presente. In questo 2025 non si può parlare di futuro, in quanto quello che sta avvenendo nel mondo, con la velocità con cui si manifesta, non consente di tracciare alcuna direzione, ma occorre una continua riflessione per analizzare con immediatezza l’attuale complessa situazione.
Bersani si chiede, cos’è la politica: due filoni, uno ottimistico riconosce una razionalità implicita alla natura umana e affida alla politica il compito di esprimerla e di portarla a compimento in un equilibrio virtuoso di convivenza; il secondo pessimistico, di affinare tecniche di controllo e comando per limitare le inclinazioni negative insite nella natura umana. “Appena capisci che nel mondo non ci sei solo tu, … l’esigenza di un criterio regolativo più vasto ti bussa alla porta.
Se apri la porta e te ne lasci afferrare, hai incontrato la politica”. Il meccanismo fondamentale della politica è quello: ideali, valori, visioni del mondo e dell’uomo. L’orizzonte inarrivabile indica la strada, l’incedere concreto e conflittuale del percorso è ingrediente ineliminabile e positivo di una politica degna del suo nome. Vengono citati Togliatti , Dossetti, Gregorio Magno, ma anche Pirandello “ i fatti sono sacchi vuoti. Non stanno in piedi da soli”. L’idealità di avere un senso, una direzione, dei passi concreti da compiere per un patrimonio diffuso e condiviso: la politica è l’arte di governo per fare cose che abbiano un senso, una direzione di marcia, un valore percepibile.
Viene esaltata la figura di Papa Giovanni XXIII per la forza e la sostanza delle sue decisioni, per l’incredibile capacità di affrontare i contraccolpi dell’onda d’urto del cambiamento che aveva lanciato con il Concilio.
Sulla questione del mercato, ovvero come luogo delle regole, Bersani da ministro, ha avviato le cosiddette lenzuolate, per avviare cambiamenti, per cercare di eliminare o di attenuare le posizioni dominanti: lo Stato deve garantire che il mercato sia il luogo dove le normative regolano efficienza ed equilibrio fra gli attori. Cosi come sulla questione del lavoro “Non c’è ragione di investire nell’impresa se puoi ricavare il tuo profitto da un lavoro sottopagato, precario e totalmente disponibile al comando”. quello che risparmi lo perdi in produttività e quindi alla lunga, in competitività. Inoltre un lavoro svalorizzato non è in grado di riprodursi con la necessaria qualità.
“Ridare soggettività al lavoro significa anzitutto ricomporlo. Ciò non può avvenire senza la sponda di un nuovo quadro normativo rivolto alla rappresentanza e alla contrattazione con il valore erga omnes dei contratti delle organizzazioni più rappresentative, e rivolto alla riduzione dei canali della precarietà, al salario minimo e alla parità salariale, alla formazione permanente.”
Il tema dell’immigrazione, altro tema dolente dell’attuale situazione nazionale e non solo, viene affrontato con analisi puntuali. Per interesse politico ed elettorale, la destra ha investito sulla naturale immaturità del Paese (di ogni Paese) nel fare i conti con questo fenomeno nuovo e dirompente. Non si capisce che senza un’ordinata immigrazione non saremo in grado di sostenere né l’economia e la produzione, né il welfare. E’ una verità incontestabile. “se non riusciremo mai a governare con efficacia lo straordinario (immigrazioni irregolare) non riusciremo a concepire, razionalizzare e accettare l’ordinario (immigrazione regolare).
Bersani, oltre a varie analisi della storia d’Italia, oltre alla denuncia di tanti aspetti della nostra società incompleta, all’analisi dei fenomeni, si inerpica anche nella storia recente, con tante focalizzazioni sulla nostra Costituzione, sull’importanza della democrazia, del lavoro come soggetto principale della democrazia, formulando proposte concrete attuative. Non poteva mancare un approfondimento sull’attività di Berlinguer sui contatti avuti con Aldo Moro e sugli anni del terrorismo nero che cercavano di porre fine ai processi democratici avviati dalla fine della seconda guerra mondiale.
La fase del compromesso storico, ovvero dell’alleanza fra le masse popolari, cattoliche e progressiste avviò in Italia quel processo di costruzione e di allargamento della democrazia che ha portato al superamento dei partiti storici (DC, PSI e PCI) con la nascita dei nuovi partiti, soprattutto del Partito Democratico. L’Ulivo, governato da Romano Prodi, fu il primo passo che si avviò in quella fase, anche per rispondere alla ricongiunzione delle forze di destra, capeggiate da Berlusconi.
Bersani analizza tutte le questioni che portarono alla nascita del movimento cinque stelle, nascita all’emergenza del Governo Monti e alle successive sconfitte personali e politiche di quegli anni (2013).
Per non farla troppo lunga, Bersani avvia una riflessione su quegli anni e sulla situazione attuale con una passione e una lucidità che ne fanno uno dei leader di sinistra più amati da tutto il fronte spezzettato del centro sinistra.
Non manca una seria riflessione sul partito democratico e quasi ad indicare una strada invita a lavorare per Un partito che abbia un’autonomia di pensiero e di orizzonti, la possibilità di percepirsi come un collettivo e di risultare un riferimento solido per la società: tutti devono sapere dove trovarti di fronte alle questioni sociali e di governo. Il PD è ancora un partito incompiuto. Manca ancora la capacità di iniziativa politica nei contesti sociali, una insufficienza della discussione politica e culturale fino a chiusure burocratiche per logiche di micropotere.
E per concludere, ma sarebbe opportuno che continuasse a scrivere, in modo da valutare attentamente i meccanismi strutturali dell’economia, e della tecnologia per verificare l’impatto su i tanti aspetti culturali e sociali che indurranno. “Il rischio che il segnale radar della politica e della democrazia non giunga più a fasce crescenti di popolazione…. Non si potrà combattere l’inganno populista delle nuove destre senza mettersi nei panni del disagio e dell’esclusione e senza concepire una politica che, fuori dai suoi riti, arrivi in maniera diretta e visibile a toccare le condizioni reali della vita comune dei cittadini. E’ da qui che si parte per costruire davvero un campo di alternativa.” (di Pietro Storniolo)