Luglio è un mese di attese per molte famiglie italiane, con le scadenze che incalzano e la gestione del bilancio domestico che si complica tra le spese estive. In questo scenario, l’accredito dell’Assegno Unico Universale (AUU) è un punto fermo, ma un dato INPS fa riflettere: nel primo semestre del 2025 si è registrato un calo significativo delle richieste. Un paradosso, considerando che la misura è stata pensata per supportare i nuclei con figli a carico e che quest’anno ha visto l’introduzione di aggiornamenti migliorativi degli importi.
Assegno Unico Luglio 2025: il calendario dei pagamenti e gli aumenti
L’Assegno Unico, pur essendo una misura di supporto universale, mostra una diminuzione complessiva degli importi erogati, alimentando interrogativi: le famiglie stanno rinunciando al beneficio, o c’è un intoppo nella “macchina” burocratica?
Per chi ha già una domanda attiva e ha ricevuto il pagamento a giugno, l’accredito di luglio è previsto tra il 15 e il 18 del mese. Il versamento avviene in automatico sul conto corrente indicato, senza necessità di ulteriori richieste. Chi presenta una nuova domanda a luglio o segnala modifiche nella composizione familiare (come una nascita o una separazione), dovrà attendere la fine del mese per il pagamento, dopo le verifiche da parte dell’INPS. È fondamentale che le famiglie controllino il proprio profilo online sul sito dell’ente, tramite SPID, CIE o CNS, per verificare lo stato della richiesta e gli importi spettanti.
Il 2025 ha introdotto un lieve adeguamento all’inflazione (+0,8%), che ha innalzato il tetto massimo dell’assegno oltre i 200 euro mensili per figlio. Inoltre, il Governo ha previsto maggiorazioni specifiche per le famiglie numerose: un aumento del 50% sull’importo base per i figli tra 1 e 3 anni nei nuclei con almeno 3 figli e un ISEE sotto i 45.939,56 euro, e un bonus fisso di 150 euro mensili per chi ha almeno 4 figli.
È cruciale ricordare che la misura non è attivabile senza un ISEE aggiornato. Se il documento non viene presentato, l’importo dell’assegno si riduce al minimo, e al momento non è possibile recuperare le differenze relative ai mesi passati.
Meno richieste: le possibili cause di un paradosso
Il fatto che ci siano meno richieste per l’Assegno Unico, una misura destinata a tutte le famiglie con figli, non è una semplice curiosità statistica. Analizzando il calo dei beneficiari, emerge che le cause non risiedono in una maggiore autonomia economica delle famiglie, ma in ben altre criticità.
Molte domande risultano non presentate per tempo, o rimaste sospese a causa di errori formali. In alcuni casi, si ipotizza anche una rinuncia da parte di famiglie che non hanno compreso appieno le novità normative. Tutti questi effetti puntano il dito verso una certa “fatica burocratica” che impone alle famiglie di tenere il passo con le scadenze dell’ISEE, di aggiornare dati e di navigare piattaforme online, un processo non sempre intuitivo. In sintesi, ciò suggerisce che qualcosa non sta funzionando in modo ottimale nella macchina amministrativa.
Il nodo da sciogliere: semplificazione necessaria
Il dato resta incontrovertibile: l’Assegno Unico ha rappresentato un passo avanti significativo nelle politiche di sostegno alla natalità e alle famiglie con figli. Tuttavia, se a tre anni dalla sua introduzione il numero dei beneficiari inizia a calare, forse non basta più aumentare gli importi.
È probabile che sia necessario fare di più per semplificare l’accesso, accompagnando meglio le famiglie nei complessi passaggi burocratici e rendendo il sostegno realmente alla portata di tutti. In un Paese che invecchia rapidamente e dove fare figli è sempre più una sfida economica e culturale, ogni errore di comunicazione o ritardo amministrativo rischia di pesare molto di più di 200 euro al mese. La necessità di una maggiore chiarezza e accessibilità è un nodo che il sistema deve sciogliere per garantire che un’importante misura di welfare raggiunga effettivamente tutti coloro che ne hanno diritto.