Vittoria – “Davvero dobbiamo cominciare a credere a chi dice che la Ragusa-Catania rimarrà un sogno incompiuto? Noi non ci arrendiamo. Ma è opportuno che la Regione e lo Stato, che tra l’altro stanno stanziando assieme qualcosa come 940 milioni di euro per la realizzazione, in quattro lotti, di questa infrastruttura, chiariscano come stanno le cose.
Perché dopo il ricorso al Tar Sicilia presentato dall’Ance, l’associazione degli edili, e da alcune grosse imprese del settore, ricorso finalizzato a impugnare il maxi appalto in quanto i fondi stanziati sarebbero inadeguati rispetto al costo dei materiali, il panorama si è di nuovo offuscato e nuvole dense si affacciano all’orizzonte. E’ mai possibile tutto ciò? Davvero dobbiamo continuare a fare questa marcia del gambero, un passo in avanti e due indietro?
E perché né dallo Stato né dalla Regione si sono levate voci in proposito?”. Sono gli interrogativi che si pone Andrea La Rosa, presidente provinciale Mpsi e candidato all’Ars, rispetto a una questione che sarà destinata a tenere banco ancora per i prossimi giorni, fino a quando il Tar intanto scioglierà la riserva sulla sospensiva e sino al 12 maggio quando, scaduti i termini del bando, sarà possibile conoscere se e quante sono le imprese interessate alla realizzazione di questa mega opera.
“Il problema, però, è sempre uno – continua La Rosa – e cioè che la Sicilia, ma, in questo caso, soprattutto la provincia di Ragusa, rischia di rimanere anni luce indietro rispetto agli altri territori nel raffronto con una dotazione infrastrutturale che possa risultare perlomeno accettabile.
Vedremo come andrà pure questa partita ma una cosa è certa. I tempi rischiano di allungarsi ulteriormente mentre quest’opera potrebbe non vedere mai la luce con buona pace di chi ha investito anni della propria vita per cercare di seguirne l’iter.
Siamo convinti che sia necessario dare delle risposte su questo fronte.
E speriamo che qualcosa di nuovo possa succedere in tempi rapidi e, soprattutto, seguendo una direzione positiva. Così, è chiaro, non si può più andare avanti”.