Comiso – Quando, il 4 aprile scorso scrivevamo della marcia per la pace che ritornava a Comiso, a quarant’anni esatti della storica manifestazione del 1982, accennavamo al comizio tenuto da Pio La Torre, segretario regionale del PCI, e tra i principali artefici delle mobilitazione contro l’installazione dei missili Cruise americani nella base Nato in quello che ancora si chiamava aeroporto Magliocco. E a tanti decenni di distanza ricordavamo con tristezza la figura di quell’uomo la cui morte, per volontà della mafia o meglio del sistema politico-mafioso (come in questi giorni ha ripetuto varie volte il figlio Franco), probabilmente era stata già decretata.
E la spietata sentenza senza appello fu eseguita, sotto un vero e proprio diluvio di proiettili il 30 aprile, facendo accasciare nell’auto Pio La Torre ed il suo fidato collaboratore Rosario Di Salvo.
Quella che in queste settimane, con il senno del poi è stata tristezza e malinconia, allora, quantant’anni fa, fu lo sgomento per la prepotenza e la protervia mafiosa che colpì un uomo in prima linea nel riscatto della Sicilia, che seppe intrecciare la lotta contro il militarismo con quella per il miglioramento delle condizioni di vita dei siciliani. Di quello stesso uomo che non riuscì a vedere il frutto del proprio impegno antimafia, il reato per associazione mafiosa e l’intuizione di sequestrare i beni della criminalità organizzata, che comunque sarebbero divenute realtà dopo pochi mesi.
E ha sicuramente ragione il figlio Franco La Torre quando afferma “prima c’era la Sicilia della mafia, dopo l’assassinio di mio padre è nata la Sicilia dell’antimafia”. (daniele distefano)