Comiso – Il progetto “Uno, Nessuno, Tutti Insieme” per contrastare bullismo e razzismo tra i più giovani. Il pedagogista Giuseppe Raffa, coordinatore dell’ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa, ha coinvolto oltre 250 studenti delle seconde e terze classi delle scuole medie di Comiso e di Pedalino ai quali è stato somministrato un questionario contenente dieci domande con l’obiettivo di intercettare i pensieri, le parole, i desideri e le criticità che attraversano l’universo degli adolescenti comisani.
Questi i principali ambiti d’intervento: il rapporto dei ragazzi con la loro città e scuola, le relazioni tra pari, il razzismo, lo sport e il tempo libero, il rispetto delle regole. I dati indicano che c’è una consistente fetta di studenti (35%) che a scuola non si trovano bene. Tra questi rientrano con ogni probabilità coloro che hanno dichiarato di aver subito atti di bullismo scolastico almeno qualche volta nella vita (15%), e quelli che hanno subito spesso le angherie tra pari (2%-4%). Si viene presi di mira per l’aspetto fisico (40%-50%). Una parte (20%-25%) sostiene che si viene presi in giro anche per la nazionalità.
“Come accade anche tra gli adulti – ha commentato il pedagogista Raffa – il processo di inclusione dei giovani stranieri nel tessuto dei coetanei locali ha subito un rallentamento. Nessun allarme, occorre solo ricominciare a spingere il trend, avviare iniziative a sostegno e rinforzo di quei concetti che comunque fanno parte del pensare delle giovani generazioni locali. Si potrebbe cominciare con interventi specifici da avviare nelle scuole col supporto di associazioni, gruppi, enti, chiese locali. Interventi che a mio avviso dovrebbero interessare prima di tutto gli stessi giovani immigrati. Occorre, inoltre, che l’amministrazione, laddove possibile, cominci a pensare di realizzare quegli spazi in comune che i ragazzi hanno chiesto a gran voce. Con le scuole, infine, è auspicabile avviare delle precise azioni di prevenzione dei bullismi e di individuazione di alcune delle criticità emerse al termine del presente lavoro”.
“Abbiamo avviato grazie al supporto del dott. Raffa una ricerca all’interno degli istituti secondari di primo grado. È infatti la prima adolescenza il periodo più delicato nella crescita dei ragazzi quello nel quale più facilmente si possono innescare dinamiche poco felici dal punto di vista dei rapporti interpersonali. Quando essi diventano rapporti di forza, tra un gruppo violento anche solo in termini verbali o perfino fisici, nei confronti di qualcun altro che viene preso di mira, questi comportamenti possono sfociare in vere e proprie tragedie. Prima che ciò accada, l’Amministrazione comunale, le scuole con in testa i dirigenti scolastici e gli insegnanti all’interno delle classi, e ancora le famiglie, devono cercare di cogliere adeguatamente e in maniera pronta i primi segnali e le prime avvisaglie per potere intervenire a favore tanto dei ragazzi che vengono fatti oggetto di bullismo quanto dei bulli, perché gli uni e gli altri sono comunque bisognosi di sostegno”.