Ragusa – Si attende l’esito del secondo test inviato allo Spallanzani di Roma del primo caso sospetto di coronavirus in provincia di Ragusa. Il primo test con esito positivo è stato eseguito a Catania. Al momento non viene rilasciata nessuna informazione sul Comune in provincia di Ragusa dove risiede la persona contagiata. Pare che comunque sia arrivata nelle settimane scorse da Codogno, oggi zona rossa, quando ancora non era scoppiato l’allarme coronavirus. Al momento la persona è in isolamento a casa con la famiglia. In provincia di Ragusa in queste ultime settimane sono rientrate moltissime persone dalla Lombadia e dal Veneto.
A Modica e Scicli sono rientrati diversi studenti universitari e muratori che lavoravano in alcune zone della Lombardia. La maggior parte ha fatto rientro in aereo facendo scalo all’aeroporto di Catania, altri sono scesi in macchina. Chi è rientrato in aereo ha raccontato di non essere stato controllato ne prima della partenza dall’aeroporto di Malpensa ne all’arrivo all’aeroporto di Catania. Chi è tornato in macchina naturalmente non è stato sottoposto a nessun tipo di controllo. Tutto questo significa che in provincia di Ragusa potrebbero esserci altri casi di coronavirus magari asintomatici o ancora non accertati. Di sicuro si sa che sono in questa ultima settimana sono stati richiesti maggiori controlli negli aeroporti siciliani per tutti i voli provenienti dalle tre Regioni a rischio.
A sottolinearlo è stato il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci che ha effettuato un sopralluogo, lo scorso 29 febbraio, nello scalo etneo per verificare i controlli. “Abbiamo potuto constatare che, solamente da tre giorni, l'Ufficio della sanità marittima, aerea e di frontiera provvede all'accertamento delle condizione dei viaggiatori su tutti i voli in arrivo. Prima, infatti, il controllo era previsto solo per gli aerei provenienti da Roma o dai Paesi extra Ue. Una vigilanza, quindi, assolutamente lacunosa, così come avevamo denunciato fin dal primo giorno della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale.
Siamo soddisfatti che finalmente la nostra richiesta sia stata accolta, anche se con ritardo, estendendo le verifiche a tutti. Ovviamente, non possiamo fermarci al solo scalo etneo, tanto che abbiamo in programma dei sopralluoghi anche negli altri aeroporti dell'Isola. Ci troviamo, infatti, in un momento particolare nel quale la parola d'ordine è prudenza e non si può lasciare nulla al caso”.