Un puntuale ed approfondito esame della crisi idrica che attanaglia la città viene fatta dal direttivo di Ragusa prossima, il movimento che fa capo all’ex candidato sindaco Giorgio Massari. Dopo aver ricordato le tappe delle due ordinanze che si sono succedute, e dopo aver rimarcato le incertezze sugli usi consentiti o meno del liquido che sgorga dai rubinetti così come quelle sulla corretta individuazione delle zone cittadine interessate al problema, il direttivo di Ragusa prossima ringrazia il proprio consigliere comunale Gianni Iurato per “aver proposto in consiglio comunale una mozione – accolta dalla medesima Giunta Municipale – volta a richiedere una relazione dettagliata al R.U.P. e al Dirigente del Settore su: cause della contaminazione, procedure di diramazione dell’allarme, risultati delle analisi chimico-fisiche e soluzioni adottate”.
Ma subito dopo Ragusa Prossima entra nel vivo della sua analisi chiedendo “quali sono state le cause della contaminazione delle acque pubbliche. Riteniamo assolutamente necessario approfondire il nesso di causalità tra i fenomeni atmosferici (ai quali l’Amministrazione Comunale ha inteso attribuire l’origine del fenomeno) e l’evento. Nel caso di specie, nei giorni che hanno preceduto la famigerata Ordinanza n. 163 non si sono verificate piogge di natura eccezionale (per durata e/o per quantità). Non si comprende quindi come una semplice grandinata (limitata peraltro nel tempo) abbia potuto determinare un intorbidamento delle acque che pare attribuibile alla presenza di ammoniaca.
Andrà verificata se tale presenza sia piuttosto attribuibile ad altre e ben più rilevanti cause. Non sfugga in particolare che le fonti di contaminazione delle acque potrebbero essere collocate anche ad una considerevole distanza dalle relative sorgenti”. Ma un cenno viene riservato anche al fatto che “l’emergenza è stata ed è tuttora gestita con difficoltà, atteso che le zone interessate sono state in prima battuta individuate solo in maniera estremamente generica (l’Ordinanza del 5 marzo indicava solo quartieri e zone della città i cui confini ovviamente sono di difficile percezione per la gran parte di cittadini) e atteso che le comunicazioni social risultano difficilmente accessibili quantomeno a una fascia della popolazione (si pensi ad esempio agli anziani, ai soggetti extracomunitari e a quanti si trovano occasionalmente in città).
A ciò si aggiunga che, come dimostrato dalle successive comunicazioni dell’Amministrazione, che hanno esteso gli ambiti territoriali del divieto, è stato riscontrato che anche in altre zone della città l’acqua si presenta torbida e maleodorante. I controlli e le verifiche andranno quindi estesi a tutti gli impianti di sollevamento e a tutte le condotte di distribuzione”. L’analisi di Ragusa prossima guarda anche all’immediato futuro ponendo il problema “se sia stata mai eseguita o pianificata un’attività di controllo e di sanificazione della rete di distribuzione e se in questo caso sarà necessario o quantomeno opportuno eseguirla, così come andrà poi accertato se anche le cisterne o i sistemi di raccolta in uso negli edifici pubblici e in quelli privati, una volta che sia passata la situazione d’emergenza, debbano essere oggetto di sanificazione e quali siano i possibili effetti derivanti dall’uso di acqua ‘contaminata’.
Non va trascurato peraltro che anche la mensa che prepara i pasti per le scuole materne cittadine pare che ricada nella zona in cui è operativo il divieto di uso dell’acqua comunale”. Ed infine il movimento che fa capo a Giorgio Massari rivolge la propria attenzione anche all’aspetto economico, ovvero alle tasche dei cittadini/contribuenti e sottolinea “di quali costi il cittadino si dovrà fare carico? Qualsivoglia costo a carico del cittadino (si pensi ai costi per lo svuotamento e la sanificazione delle cisterne o dei recipienti privati) va ritenuto assolutamente ingiustificato. Di ciò non si potrà non tenere conto quando l’Amministrazione Comunale predisporrà le tariffe del canone idrico per il 2019. Ci auguriamo che la situazione possa nell’immediatezza ritornare entro i limiti della normalità e che vengano adottati i più opportuni correttivi affinché disservizi così penalizzanti non abbiano più a verificarsi”. (da.di.)