Si intensificano le voci riguardo una possibile nuova edizione della definizione agevolata dei carichi affidati all’Agente della riscossione, già ribattezzata dagli addetti ai lavori “rottamazione quinquies“. È fondamentale precisare che, al momento, non esiste alcun provvedimento ufficiale o testo normativo in discussione parlamentare. Si tratta di un’ipotesi allo studio, le cui sorti dipenderanno da considerazioni politiche, tecniche e contabili, e soprattutto dalle coperture finanziarie che potrebbero essere individuate nella prossima Legge di Bilancio 2026.
Nonostante l’assenza di certezze, il tema è già al centro dell’attenzione di contribuenti, professionisti e del mondo politico, data la potenziale portata di un provvedimento che coinvolgerebbe un vasto numero di soggetti con debiti fiscali, alcuni risalenti a molti anni fa.
Le ipotesi: ampliamento temporale e condizioni agevolate
Secondo le bozze circolate e le audizioni in Commissione Finanze del Senato, la “rottamazione quinquies” potrebbe applicarsi ai carichi affidati all’Agenzia delle Entrate-Riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023, estendendo l’arco temporale rispetto alla precedente “quater”, che si fermava al 30 giugno 2022.
La definizione agevolata permetterebbe ai contribuenti di estinguere i propri debiti versando esclusivamente il capitale dovuto e le spese di notifica ed esecuzione, escludendo quindi sanzioni, interessi e aggio di riscossione. Un meccanismo già consolidato nelle edizioni passate, volto a rendere più sostenibile il rientro fiscale per chi si trova in difficoltà.
La novità più rilevante della possibile “quinquies” riguarderebbe le modalità di pagamento: si parla di una rateizzazione fino a 120 rate mensili (dieci anni), senza l’obbligo di acconti iniziali. Ci sarebbe anche una maggiore tolleranza per le inadempienze: si ipotizza la decadenza dal beneficio solo dopo l’omesso versamento di otto rate, anche non consecutive, un alleggerimento rispetto alle cinque rate previste nella “rottamazione quater”.
Un’opportunità per gli “inadempienti involontari”
L’intento alla base di questa ipotesi non è quello di premiare l’evasione, ma piuttosto di offrire un aiuto concreto ai contribuenti che, pur avendo dichiarato regolarmente i propri redditi o i tributi dovuti, non sono riusciti a onorare i pagamenti nei termini previsti a causa di ragioni oggettive. In altre parole, la misura sarebbe destinata agli “inadempienti involontari” che hanno maturato un debito fiscale a fronte di dichiarazioni veritiere.
Gli scopi del Governo, almeno stando alle dichiarazioni emerse, sono duplici:
- Ridurre l’enorme “magazzino crediti” non riscuotibili dell’Agenzia delle Entrate, che supera i 1.000 miliardi di euro ma di cui solo una piccola parte è realisticamente recuperabile.
- Offrire una possibilità di regolarizzazione a quei contribuenti che, pur volendo mettersi in regola con il Fisco, necessitano di condizioni meno onerose per poterlo fare.
Un tema che divide: la questione dell’equità
Accanto alle legittime speranze di chi auspica una nuova pace fiscale, emergono anche numerose voci critiche. L’eventuale introduzione di una “rottamazione quinquies”, infatti, rischia di alimentare un senso di ingiustizia tra coloro che, pur affrontando difficoltà economiche, hanno sempre onorato i propri debiti verso l’Erario, magari ricorrendo a sacrifici personali o aziendali.
Si apre un dibattito etico, oltre che fiscale: è giusto “premiare” chi non ha pagato, pur dichiarando, mentre chi ha sempre pagato non riceve alcun riconoscimento? Questo dilemma accompagna ogni forma di condono o definizione agevolata, ponendo la questione dell’equilibrio tra le esigenze di gettito e il rispetto del principio di equità fiscale.
I nodi ancora da sciogliere
Come ribadito, al momento non esiste alcun provvedimento approvato, ma solo un’ipotesi di lavoro. I principali elementi ancora in discussione riguardano:
- Le coperture finanziarie, poiché una rottamazione di questa portata implicherebbe la rinuncia a entrate significative derivanti da sanzioni e interessi.
- L’effettiva selezione dei crediti riscuotibili, con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione che dovrà valutare quali partite siano realisticamente recuperabili.
- La posizione dell’Unione Europea, che da anni osserva con sospetto le misure straordinarie di condono o sanatoria.
- L’inserimento nella Legge di Bilancio 2026, che resta il veicolo legislativo più probabile per l’attuazione.
Conclusione: tra attesa e prudenza
Per i contribuenti in debito con il Fisco – in particolare quelli con carichi datati e con reali difficoltà economiche – la “rottamazione quinquies” rappresenterebbe una boccata d’ossigeno. La possibilità di regolarizzare la propria posizione in dieci anni, senza gli aggravi di sanzioni e interessi, appare come un’opportunità concreta, purché venga effettivamente approvata e strutturata in modo equo e sostenibile.
Al tempo stesso, non si può ignorare il malcontento di chi, pur con difficoltà simili, ha scelto di rispettare le scadenze e fare sacrifici, e oggi potrebbe sentirsi “sorpassato” da chi non ha potuto o voluto pagare in passato. La sfida è quindi anche quella di non minare ulteriormente la fiducia nel sistema fiscale da parte dei cittadini che finora hanno fatto il proprio dovere.