Ragusa – Erano ormai mesi che la politica ragusana discuteva e faceva previsioni sul passaggio del sindaco Peppe Cassì dal cosiddetto civismo ad una più strutturata forma partitica che gli consentisse maggiori possibilità di riuscita in un sempre più certo ingresso nell’agone elettorale regionale o addirittura nazionale. Lo si era dato sempre più vicino alle varie componenti del centrodestra locale, fosse Fratelli d’Italia con cui aveva condiviso il sostegno alla attuale presidente del Libero Consorzio Comunale Maria Rita Schembari, o fosse la Lega, o l’Mpa o Forza Italia. E alla fine è stata quest’ultima la casa-partito scelta dal primo cittadino di Ragusa. Che lo ha annunciato ufficialmente qualche giorno fa con un post sui social intitolato “La scelta”, e con una narrazione giocata sul passaggio da una impersonale terza persona ad una più coinvolgente prima persona.
LA SCELTA
“L’ambiente politico ragusano, di centro, di destra, di sinistra e di semplici osservatori, si interroga sul mio futuro politico.
Che farà Cassì dopo il secondo mandato, dato che per legge non potrà candidarsi a sindaco per la terza volta?
Tornerà alle sue precedenti occupazioni o vorrà provare a candidarsi ad altra carica pubblica?
E in questo caso, quale partito sceglierà, dato che fuori dal contesto comunale qualunque candidatura presuppone l’appartenenza a un partito? E come farà a giustificare il suo ingresso in un partito, dopo avere finora scelto di tenerli a distanza?
Sono domande che mi pongo da qualche tempo e rispetto alle quali ho avviato un confronto con il gruppo di persone con le quali sto condividendo questa straordinaria esperienza amministrativa. Dopo tante parole scritte e dette da altri (anche un po’ a caso), è ora che sia io a parlarne.
Ho definito i partiti dei “gusci vuoti” (definizione di Ernesto Galli della Loggia): per opinione assai diffusa, e credo condivisa dagli stessi politici più disposti all’autocritica, nel tempo i partiti hanno smarrito la loro funzione di corpi intermedi tra le comunità e le istituzioni, di interpreti dei bisogni della gente, di formatori di nuova classe dirigente. Proprio a Ragusa, la sonora sconfitta di tutti i partiti alle elezioni comunali del 2023 non si può certo attribuire alla mia sola forza civica, essendo pacifico che vi abbia contributo anche l’oggettiva debolezza dei partiti locali.
La mia presa di posizione contro i partiti può essere quindi coerente con la scelta di fare parte di uno di essi?
Evidentemente no, se si omette, per superficialità o in modo strumentale, la conclusione del mio ragionamento, la seconda parte di ciò che ho sempre affermato: richiamare l’innegabile crisi dei partiti non significa mettere in discussione la loro funzione essenziale all’interno dell’architettura democratica, come stabilito dall’art. 49 della Costituzione: “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Peraltro la politica, come tutte le manifestazioni umane, è fatta di persone prima ancora che di partiti, e non ci sono partiti buoni e onesti da una parte e partiti cattivi e disonesti dall’altra a priori, come spesso ci viene narrato da una parte e dall’altra. In politica l’onestà è il prodotto di educazione, di responsabilità, di standard di efficienza amministrativa, e nessun partito ne ha il monopolio.
Ho conosciuto in questi anni tante persone per bene dentro i partiti, persone di grande spessore amministrativo, con la dose giusta di ambizione e titolari di grandi responsabilità istituzionali, ma in grado di tenere a freno il proprio ego, di ascoltare, di mettersi a disposizione della comunità senza la pretesa di assumerne il controllo.
Ma come la prenderebbero i tanti Ragusani attratti dal mio trasversalismo, dal mio approccio politico non di parte (o di partito), ma basato essenzialmente su programmi elettorali, efficienza amministrativa e rapporti umani?
Un numero imprecisato di miei elettori non la prenderebbe bene e di certo non mi voterebbe in future elezioni di qualsiasi tipo. Un numero altrettanto imprecisato, invece, plauderebbe all’idea che io provi a mettere a frutto l’esperienza amministrativa acquisita ancora al servizio della città. Un’altra fetta di elettori più distaccata dalle vicende politiche rimarrebbe indifferente: mi ha votato la prima volta, anche sulla fiducia personale, e poi mi ha rivotato (insieme a moltissimi altri che non l’avevano fatto la prima volta) avendo forse apprezzato la dedizione, l’impegno, e soprattutto i risultati del primo mandato. E sulla conferma o la perdita di quella fiducia personale, oltre che sulla constatazione dei risultati raggiunti e di quelli mancati, tornerebbe a votarmi o non lo farebbe, a prescindere dal partito.
La mia scelta personale di continuare a fare politica attiva ha un prezzo: la deviazione da un percorso civico condiviso con alleati che hanno contribuito al nascere di una coalizione eterogenea, formata da persone con un bagaglio politico personale di diversa estrazione, che hanno per “faro” gli obiettivi fissati nel nostro condiviso programma elettorale. Io credo che sia possibile tenere su piani separati l’esperienza amministrativa in atto e le legittime ambizioni del sindaco di rappresentare il territorio anche in altri contesti politici, così come non rappresenta un problema il percorso amministrativo avviato in una coalizione di centrodestra nella Provincia di Ragusa.
Sono diversi, da destra a sinistra, i partiti che in questi anni si sono avvicinati con la proposta di costruire qualcosa insieme, ma nello scegliere quello in cui proseguire il mio percorso politico pesano 3 fattori: 1. La sensibilità politica: sono per natura un moderato, rifuggo dagli estremismi e dagli eccessi, anche quelli verbali; 2. il feeling e l’empatia sviluppata in questi anni con leader che ricoprono incarichi istituzionali di rilievo; 3. Le prospettive e i programmi per il territorio, affinché possa continuare a lavorare per Ragusa.
Forza Italia ha fatto della moderazione, della competenza e della rassicurante sobrietà del suo leader nazionale Antonio Tajani le cifre distintive, ed ha nel presidente regionale Renato Schifani un riferimento politico di grande esperienza e riconosciute capacità. Sono in contatto con entrambi, e con loro condivido battaglie identitarie come quelle per l’inclusione sociale, l’accettazione delle diversità, il riconoscimento e la tutela dei diritti, l’esaltazione delle libertà. Un partito che guarda all’Europa come baluardo di principi e di valori non negoziabili.
L’obiezione di alcuni sarà scontata e anche comprensibile: Cassì entra in un partito come si prende un taxi, per fare carriera. Se avessero ragione e tutto si riducesse a questo, il mio progetto risulterebbe fallimentare e la storia si incaricherebbe, prima o poi, di evidenziarlo.
Confido, invece, di continuare a trasformare in risultati concreti per il mio territorio un percorso che porto avanti tutti i giorni da sindaco. Ogni giorno lavoro per fare “cose che contano”, per rendermi utile e costruire qualcosa di duraturo.
Primo obiettivo tra tanti: dare il mio apporto alla formazione di una classe politica che non urla per farsi ascoltare, che parli con rispetto degli altri e della verità, che interpreti le istituzioni con sobrietà, che anteponga l’interesse comune a qualsiasi altra cosa.
Abbiamo imprenditori visionari, eccellenti produttori, ottimi professionisti, grandi chef, operai ed artigiani di altissimo livello, volontari ed associazioni che operano nel sociale con risultati eccezionali. La città merita una politica che sia all’altezza dell’ottima reputazione di cui meritatamente, e spesso inconsapevolmente, gode”. (da.di.)