Chi sperava in una nuova opportunità per regolarizzare la propria posizione con il Fisco può iniziare a essere ottimista. Il governo sta finalizzando un ambizioso piano di pace fiscale che include la tanto attesa rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali e un significativo taglio dell’IRPEF. Questi provvedimenti, destinati a entrare in vigore con la Legge di Bilancio 2026, promettono di inaugurare una nuova stagione di novità fiscali per i cittadini.
La Rottamazione Quinquies: dettagli e tempistiche
La rottamazione delle cartelle, giunta alla sua quinta edizione, è una misura su cui l’esecutivo punta con decisione. Il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha recentemente confermato l’intenzione di inserirla nella prossima manovra finanziaria, durante il Forum in Masseria di Bruno Vespa. L’obiettivo è duplice: offrire un’opportunità ai contribuenti indebitati e, allo stesso tempo, risolvere le criticità gestionali dell’Agenzia delle Entrate Riscossione (ex Equitalia), oberata da un elevato numero di cartelle spesso inesigibili o il cui costo di gestione supera il valore del credito stesso.
Secondo le proposte, in particolare quelle avanzate dalla Lega, la nuova rottamazione permetterà di saldare i debiti relativi alle cartelle esattoriali emesse fino al 31 dicembre 2023, beneficiando di un significativo taglio di sanzioni, interessi e aggio di riscossione. I pagamenti potranno essere dilazionati in un massimo di 120 rate mensili, estendendosi quindi su un periodo di dieci anni.
Una novità rilevante per i contribuenti in difficoltà è la maggiore flessibilità rispetto alle edizioni precedenti: sarà consentito posticipare fino a otto rate, anche non consecutive, senza perdere i benefici della rottamazione. Un cambiamento significativo, considerando che nella precedente “rottamazione quater” bastava una sola rata saltata per decadere dal beneficio.
Taglio IRPEF: un sollievo per il ceto medio
Accanto alla pace fiscale, la prossima Legge di Bilancio introdurrà un atteso taglio delle imposte per i contribuenti appartenenti al ceto medio. Si tratta di soggetti con redditi attualmente compresi tra 28.000 e 50.000 euro, che saranno coinvolti in un provvedimento mirato a ridurre la pressione fiscale.
Il taglio dell’IRPEF consisterebbe nella riduzione dell’aliquota del secondo scaglione, che passerebbe dal 35% al 33%. Non solo: è prevista anche l’innalzamento della fascia reddituale interessata, portandola dall’attuale intervallo 28.000-50.000 euro a un più ampio range tra 28.000 e 60.000 euro. Questo duplice intervento potrebbe tradursi in un risparmio fiscale potenziale fino a 1.440 euro in meno di tasse da versare sui redditi.
Prospettive politiche e gestionali
Le prospettive per l’approvazione di queste misure sembrano positive, dato il forte sostegno all’interno della maggioranza: la rottamazione delle cartelle è una priorità per la Lega di Matteo Salvini, mentre il taglio dell’IRPEF è fortemente promosso da Forza Italia, come ribadito dal Vicepremier Antonio Tajani. Nonostante le risorse limitate, il governo è determinato a portare avanti questa riforma complessiva.
L’elevato numero di cartelle che l’Agenzia delle Entrate Riscossione deve gestire impone un intervento non solo come favore ai contribuenti, ma anche per risolvere problemi gestionali interni. Statisticamente, oltre il 20% dei crediti riguarda cartelle di modesta entità, la cui gestione è antieconomica. Già a partire dal 2026, si prevede la cancellazione di numerose cartelle inesigibili (riferite a falliti, deceduti senza eredi o nullatenenti) per alleggerire il carico, rendendo la “rottamazione quinquies” un tassello cruciale in un quadro più ampio di riorganizzazione del sistema della riscossione.