Nuove forme di intelligenza artificiale per far rivivere le persone decedute. Si tratta di una risurrezione dei morti proprio come nella serie tv ‘Black Mirror’, dove i vecchi messaggini e i post pubblicati sui social in vita possono essere rielaborati in modo da replicare il defunto in un avatar immortale, che dialoga con i vivi per facilitare la rielaborazione del lutto.
A esaminare le potenzialità delle prime applicazioni disponibili sul mercato è uno studio pubblicato su Asian Journal of Convergence in Technology (Ajct) da due ricercatrici del Shree Devi Institute of Technology, in India. Lo studio è nato dalla collaborazione con la startupper russa Eugenia Kuyda, che dopo la morte di un amico in un incidente stradale ha sviluppato una app (‘Replika AI’) per farlo rivivere digitalmente. Ci riesce (in modo non sempre convincente) grazie a un software progettato per simulare la conversazione (chatbot), che è stato addestrato a rispondere come il defunto dopo aver esaminato migliaia di messaggi che si era scambiato con gli amici su Telegram.
Partendo da questa applicazione, le due ricercatrici indiane Shriya Devadiga e Bhakthi Shetty esplorano nel loro studio il concetto di ‘immortalità virtuale’, che prevede il trasferimento della personalità di un individuo in un computer per creare un avatar o perfino un robot umanoide capace di agire e reagire proprio come l’essere umano originale.