Ora che dalla Procura di Catania hanno comunicato la chiusura delle indagini preliminari e gli atti non sono più coperti da segreto istruttorio, Giuseppe Nicosia interviene su quelli che definisce gravissimi giudiziari, sulla operazione “exit poll”.
Errori nei quali in larga parte si persevera, nonostante ben 5 pronunce della Corte di Cassazione abbiano dichiarato l’insussistenza degli indizi di colpevolezza negli atti della Procura che hanno portato alle ordinanze cautelari del settembre 2017. Tuttavia Nicosia si dichiara insoddisfatto dinanzi al perseverare di un’azione giudiziaria che, a suo avviso, non può trovare altra giustificazione se non nel fatto che gli inquirenti non potessero totalmente cancellare un’iniziativa giudiziaria avviata con così tanto clamore, nei metodi usati e nelle conferenze stampa, ma che da subito era naufragata davanti alle prime emergenze difensive.
Nicosia si dice amareggiato per l’ingiusto mantenimento dell’accusa infondata di voto di scambio a carico di suo fratello Fabio; la contestazione di reati elettorali manifestamente insussistenti; l’infondata contestazione di queste accuse minori nei confronti di persone perbene ree soltanto di essere ex amministratori o funzionari; l’utilizzo da parte di taluni di tale singolare azione giudiziaria per denigrare la città e l’amministrazione che per un decennio l’ha amministrata, contrastando invece la vera criminalità e sfidando i poteri forti.