Pochi carboidrati nella dieta, in aggiunta all’insulina, per tenere sotto controllo il diabete di tipo 1. E’ quanto sostiene uno studio, ancora su un piccolo numero di pazienti e di tipo osservazionale ma considerato molto promettente, pubblicato dalla rivista Pediatrics.
La ricerca è stata condotta dai ricercatori del Boston Children’s Hospital che hanno reclutato alcune centinaia di soggetti dal gruppo Facebook TypeOneGrit, formato da genitori i cui figli seguivano una dieta ‘very low carb’ descritta in un libro pubblicato da Richard Bernstein, uno degli autori. Per 138 pazienti, il 42% dei quali bambini, è stato possibile confermare sia la diagnosi che le misure di controllo della glicemia attraverso una cartella clinica elettronica. I partecipanti hanno riportato un consumo di carboidrati di 36 grammi al giorno, il 5% delle calorie totali invece del 45% raccomandato dalle linee guida internazionali.
Il valore dell’emoglobina glicata, uno dei principali metodi di controllo del glucosio, è risultato del 5,67%, mentre in media per un paziente è dell’8,2% e l’obiettivo delle terapie è portarla sotto il 7%. Sempre secondo il report dei partecipanti al gruppo ai pazienti a dieta era necessaria una dose di insulina più bassa della media, e anche i livelli di sensibilità all’insulina e di altri parametri sono risultati più vicini alla norma. Al momento lo studio è solo osservazionale, spiegano gli autori-, ma l’ipotesi merita dei test clinici approfonditi. Quindi raccomandano ai pazienti con diabete di modificare la propria dieta solo dopo averne parlato con proprio medico di famiglia.
Il diabete di tipo 1 è una forma di diabete che si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e nell’adolescenza, anche se non sono rari i casi di insorgenza nell’età adulta. Per questa ragione fino a poco tempo fa veniva denominato diabete infantile. Il diabete mellito di tipo 1 rientra nella categoria delle malattie autoimmuni perché è causata dalla produzione di autoanticorpi (anticorpi che distruggono tessuti ed organi propri non riconoscendoli come appartenenti al copro ma come organi esterni) che attaccano le cellule Beta che all’interno del pancreas sono deputate alla produzione di insulina. Come conseguenza, si riduce, fino ad azzerarsi completamente, la produzione di questo ormone il cui compito è quello di regolare l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule.
Si verifica, pertanto, una situazione di eccesso di glucosio nel sangue identificata con il nome di iperglicemia. La mancanza o la scarsità di insulina, quindi, non consente al corpo di utilizzare gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione che vengono così eliminati con le urine. In questa situazione l’organismo è costretto a produrre energia in altri modi, principalmente attraverso il metabolismo dei grassi, il che comporta la produzione dei cosiddetti corpi chetonici. L’accumulo di corpi chetonici nell’organismo, se non si interviene per tempo, può portare a conseguenze molto pericolose fino al coma.