Un terzo dei bambini sotto i 14 anni in Italia soffre di allergie. Sono alcuni dati elencati dagli esperti della Società Italiana di Allergie e Immunologia Pediatrica (Siaip). In particolare il 10% soffre di asma bronchiale che, nell’80% dei casi è associata e scatenata da allergie, il 18-20% soffre di rinite allergica, circa il 10% di dermatite atopica.
Secondo gli esperti il riscaldamento della Terra ha fatto aumentare del 46% la quantità di pollini presenti nell’aria. Numerose evidenze dimostrano che il riscaldamento dell’atmosfera facilita pollinazioni più precoci e prolungate e di conseguenza il notevole incremento di alcune specie di piante allergeniche in aree geografiche in cui prima non esistevano. L’ambrosia, ad esempio, ha fatto la sua comparsa anche nel Nord Italia, le spore fungine hanno una sempre maggiore e più protratta presenza in atmosfera. “Il cambiamento climatico ha fatto allungare di circa 10 giorni la durata media della stagione di fioritura dei pollini”, spiega Salvatore Tripodi, Direttore UOC Pediatria e Allergologia Pediatrica, Ospedale Sandro Pertini di Roma, e coordinatore della commissione SIAIP ad hoc.
“Rispetto a 40 anni fa, l’inizio della pollinazione per molte specie polliniche come la betulla, le graminacee, la parietaria è anticipata di circa un mese. Negli ultimi 15 anni il totale complessivo dei pollini presenti nell’aria è risultato maggiore del 46% rispetto agli anni ’90”. “I cambiamenti climatici non vanno sottovalutati” aggiunge la Presidente SIAIP Marzia Duse “perché il perdurare della stagione di fioritura dei pollini ha l’ovvia conseguenza di aumentarne l’esposizione e facilitare lo scatenarsi di sintomi (tosse, asma, starnutazioni, prurito, congiuntiviti) nei soggetti già allergici. Ad alte concentrazioni i pollini possono essere irritanti anche per chi allergico non è. Naturalmente bisogna tener conto del fatto che l’aumento della prevalenza delle allergie è un fenomeno complesso che ha varie cause tra le quali anche gli stili di vita”.
Non bisogna poi dimenticare gli effetti degli inquinanti ambientali, in particolare delle polveri sottili e ultrafini, che possono favorire un incremento dei sintomi a carico dell’apparato respiratorio sia di tipo acuto che cronico. “È stato infatti documentato – prosegue Tripodi – che per ogni 50 ppb in più di ozono e ogni 5 mcg/m3 in più di polveri sottili da traffico urbano, i sintomi asmatici e il consumo di farmaci antiasmatici aumentano dal 10% al 30%. Inoltre livelli di ozono oltre 10 ppb e/o delle polveri sottili (PM 2.5) oltre 10 mcg/m3 portano ad un aumento, di circa il 20%, degli individui con allergia respiratoria”. In questo periodo dell’anno è comunque l’allergia ai pollini il più importante fattore scatenante i sintomi allergici nei bambini e nei ragazzi.
La riduzione dell’esposizione ai pollini è fondamentale nella strategia terapeutica delle malattie allergiche. A tal fine la SIAIP ha stilato alcune regole da seguire nel periodo di picco delle allergie. “Rimedi di buon senso, che con buon senso vanno applicati”, precisa la Presidente SIAIP, Marzia Duse. “Non tutti sono allergici nella stessa misura ed il rigore nella applicazione di queste regole deve essere modulato sulla gravità delle reazioni individuali, cercando di interferire il meno possibile con le attitudini sportive e l’attività fisica dei nostri bambini”.
Ecco alcuni consigli degli esperti: non aprire il finestrino dell’auto, non tenere le finestre di casa aperte ed evitare la campagna in primavera. In caso di allergia alle graminacee è preferibile recarsi al mare per passeggiate lungo gli arenili. Il vento dominante viene dal mare ed è privo di polline. Oppure ci si può recare in montagna a quote superiori ai mille metri: normalmente c’è un ritardo delle fioriture rispetto alle città di due-tre settimane e anche più. Sempre al di sopra dei 1100-1300 metri può andare chi è allergico alla parietaria: infatti sopra questa quota la parietaria non vive.