La dieta Mediterranea rimane sempre la dieta più seguita e consigliata dagli esperti. Nata nei paesi che si affacciano nel Mediterraneo (Italia, Spagna, Grecia e Marocco) è considerata dall’Unesco un bene protetto che figura nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità dal 2010.
Sono tanti gli studi avvenuti negli ultimi anni a sostegno dei benefici che la dieta Mediterranea apporta all’organismo. In ultimo quello dei ricercatori dell’Università di Exeter, in Gran Bretagna che hanno seguito per ben 10 anni lo stato di salute di circa 5.000 persone. Lo studio è stato pubblicato sul sito In a Bottle. Dai dati raccolti è emerso che coloro che aderivano ad un modello alimentare vicino a quello della Dieta Mediterranea presentavano un DNA più giovane e sano. Come è noto la lunghezza dei telomeri, la regione terminale dei cromosomi composta da DNA altamente ripetuto, che protegge l’estremità del cromosoma stesso dal deterioramento o dalla fusione con cromosomi confinanti, formando una sorta di ‘cappuccio protettivo’, è correlata all’#invecchiamento cellulare e a numerose patologie legate all’età.
Dallo studio in questione è emerso che chi si nutre seguendo le regole della Dieta Mediterranea presenta in media telomeri più lunghi, risultando dunque più protetto da invecchiamento genetico e malattie a carico del DNA. Il regime alimentare si fonda su alimenti il cui consumo è tradizionale in paesi del bacino mediterraneo, in una proporzione che privilegia cereali, frutta, verdura, semi, olio di oliva (grasso insaturo), rispetto ad un più raro uso di carni rosse e grassi animali (grassi saturi), mentre presenta un consumo moderato di pesce, carne bianca (pollame), legumi, uova, latticini, vino rosso, dolci. Già alcuni dietologi medici – come il francese Paul Carton o lo svizzero Maximilian Bircher-Benner – avevano avanzato alcune ipotesi sugli effetti di un regime alimentare con limitato consumo di alimenti di origine animale come latticini, carne, uova.
Il concetto di dieta mediterranea è stato introdotto e studiato inizialmente dal fisiologo statunitense Ancel Keys, il quale ne ha indagato gli effetti sull’incidenza epidemiologica di malattie cardiovascolari in una celebre ricerca su sette nazioni, il Seven Country Study. Le caratteristiche della dieta mediterranea sono: abbondanti alimenti di origine vegetale (frutta, verdura, ortaggi, pane e cereali (soprattutto integrali), patate, fagioli e altri legumi, noci, semi), freschi, al naturale, di stagione, di origine locale; frutta fresca come dessert giornaliero, dolci contenenti zuccheri raffinati o miele poche volte la settimana; olio di oliva come principale fonte di grassi; latticini (principalmente formaggi e yogurt) consumati giornalmente in modesta-moderata quantità; pesce e pollame consumato in quantità modesta-moderata; da zero a quattro uova la settimana; carni rosse in modesta quantità; vino consumato in quantità modesta-moderata, generalmente durante il pasto.
Questa dieta ha un contenuto basso in grassi saturi (inferiore al 7-8%), ed un contenuto totale di grassi da meno del 25 a meno del 35% a seconda delle zone. Inoltre originariamente era associata a regolare attività fisica lavorativa, ad esempio nei campi o in casa. Il contenuto calorico della dieta mediterranea nelle indagini di popolazione non superava le 2500 Kcal per l’uomo e le 2000 Kcal per la donna, comunque l’introito calorico non andava oltre il consumo metabolico con l’attività fisica. In sostanza si trattava della dieta di una popolazione rurale, povera e frugale.
Come dieta mediterranea di riferimento nel Seven Country Study è stata considerata quella di Nicotera; i vari componenti di essa, espressi come percentuali dell’apporto calorico totale (in rilievi della durata di sette giorni in differenti stagioni del 1960) sono: cereali 50-59%, olio di oliva extravergine 13-17%, vegetali 2,2-3,6%, patate 2,3-3,6%, legumi 3-6%, frutta 2,6-3,6%, pesce 1,6-2%, vino rosso 1-6%, carne 2,6-5%, latticini 2-4%, uova e grassi animali molto scarsi.