Le lezioni della storia non si comprendono se restano confinate in un presente disincantato ed estemporaneo dove ogni improvvisazione è possibile perché sono saltati vincoli culturali e morali.
Il presidente della Repubblica Mattarella ci inchioda alle nostre responsabilità del passato chiedendo scusa agli ebrei italiani per i crimini commessi dal fascismo che si era impossessato dello Stato, deformandolo. Ezio Mauro ci ricorda che L’Italia ha partecipato alla discesa nell’abisso e non solo con la caccia agli ebrei e con la deportazione, ma con la “pagina infamante” e la “macchia indelebile della leggi razziali che portarono alla schedatura, alla discriminazione, alla esclusione dalla vita civile, alla concentrazione nei campi di lavoro dei cittadini ebrei.
Nel consenso, nella complicità e nell’indifferenza della cultura, della politica, della pubblica opinione. Le leggi razziali non sono un semplice errore, sono la diretta conseguenza dell’ideologia della sopraffazione, dell’autoritarismo, della tipica politica che imbavaglia i giornali, calpesta l’opposizione, cancella la democrazia. Le analisi del presidente Mattarella respingono le semplificazioni attuali della storia con i presunti meriti del fascismo o con le banalizzazioni di alcuni vizi che riconducono a forme ambigue, a folclore della storia. Questa condanna si accompagna al recupero del nesso troppo spesso smarrito in questi anni fra la Resistenza – come moto autonomo nazionale di ribellione alla dittatura – la riconquista della democrazia, la Costituzione, la nascita della democrazia e delle sue istituzioni.
Davanti ai rischi di antisemitismo, di razzismo, di intolleranza e odio che ritornano oggi ma che non vanno ingigantiti, la presenta di una democrazia consapevole delle sue radici cosciente della sua storia è una garanzia: è una risposta a questi pericoli, ai tanti timori identitari e paure del futuro che all’ombra della globalizzazione suggeriscono scorciatoie pericolose.