Il sogno di arrivare ad una diagnosi di tumore tramite l’analisi di una goccia di sangue ad oggi rimane tale. E le notizie diffuse in tal senso servono solo ad illudere la gente.
A chiarirlo è l’Agi Scienza dopo che nei giorni scorsi la rivista Science ha pubblicato uno studio su un innovativo test – CancerSEEK – in grado, attraverso un prelievo sanguigno, di individuare la presenza di un tumore in oltre il 70% dei casi. L’Agi evidenzia però che ciò è avvenuto in persone che già si sapeva avessero la malattia. Quando il test è stato ripetuto su persone all’apparenza sane, la capacità di individuare la malattia è scesa al 40%. CancerSEEK dunque si è dimostrato utile nello scovare tumori in stadio avanzato ma nessun dato, ad oggi, dimostra che sia capace di scoprire anche quelli agli stadi iniziali e peggio ancora quelli che non hanno ancora dato sintomi.
La vera novità del test in questione è invece di tipo tecnico. A differenza di altre “biopsie liquide” – CancerSEEK unisce la ricerca di mutazioni del Dna a quella di proteine tumorali. Il test ci dice inoltre per quali tumori non ancora metastatici è possibile individuare una “firma” nel sangue. Le informazioni che si ottengono, pur non essendo utili ad oggi ai fini della diagnosi precoce, rappresentano un grande aiuto nella cura dei tumori. Attraverso la biopsia liquida è infatti possibile analizzare le caratteristiche genetiche del tumore che già è presente al fine di somministrare la migliore terapia.
A differenza di una biopsia tradizionale, dove il risultato è una “fotografia” parziale del tumore relativa solo alla sede dove è stato effettuato il prelievo del tessuto, con la biopsia liquida è possibile seguire l’evoluzione della malattia. Ed è proprio quest’ultimo uno degli indubbi vantaggi della biopsia liquida: alcune mutazioni nei tumori compaiono nel tempo e rendono inefficace una cura precedente. Conoscerle è di fondamentale importanza per impostare nuove terapie.