Per anni la metafora della liquidità – Modernità liquida, Paura Liquida e Vita liquida – è stata al centro del dibattito filosofico di questo periodo storico post-globale. Caratterizzato dai processi di privatizzazione e deregolamentazione, il mondo liquido che abbiamo abitato qualche decennio, mostrava un profilo ambivalente: da un lato rischioso e insicuro, dall’altro capace di potenzialità illimitate.
Roberto Esposito su Repubblica del 5 settembre ci fa riflettere sui cambiamenti in atto nell’era della globalizzazione, infatti i confini che sembravano dissolti riprendono a suddividere quanto si era immaginato di unire. Il mondo liquido immaginato da Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, esiste ancora o viviamo un processo di un ritorno alle origini? Nella storia qualsiasi ritorno al passato è illusorio e neanche conveniente. Nonostante tutto , la globalizzazione non è un processo reversibile. Se non altro perchè lo sviluppo tecnologico, oltre che gli interessi finanziari, non lo consentirebbero. Viviamo , secondo Bauman, in uno stato di sospensione in cui il vecchio ordine non funziona più, mentre il nuovo non si delinea. Un interregno di Gramsciana memoria.
Si tratta di capire come affrontare la realtà in vorticoso mutamento, anche se si continua a ripetere che non cambieremo il nostro stile di vita di fronte alle minacce che incombono, ma siamo oramai certi che siamo di fronte ad una svolta di civiltà. Infatti siamo di fronte a forze, a gruppi di uomini, altri continenti, che reclamano risorse, riconoscimenti, protezione. Queste forze chiedono di aprire una nuova epoca storica in cui, prima dei nostri comportamenti, dovremo mutare il nostro linguaggio concettuale per rispondere a domande che sono difficili ed inattese ed alle quali non è facile rispondere.