Il cibo in tutte le patologie neurologiche può avere un ruolo di cura e l’impiego di nutraceutici può diventare un importante supporto terapeutico da considerare nell’ambito di un corretto stile di vita dei pazienti in cui un’adeguata alimentazione è fondamentale. A coniare il termine di nutraceutico è stato Stephen DeFelice, direttore e fondatore della Foundation for the Innovation in Medicine che nel 1979 lo derivò dalle parole «nutrizione» e «farmaceutica» a intendere un cibo o una sua componente dotata di effetto farmacologico o quantomeno salutare, sia come trattamento acuto, sia come profilassi. Quello che mangiamo influenza la struttura e il funzionamento del nostro cervello e dato che questo ha un’elevata attività metabolica, ciò che assumiamo nell’arco della giornata influenza entrambe, modulandone le funzioni, momento per momento. Eppure nè l’American Academy of Neurology, nè la National Headache Foundation hanno mai definito ufficialmente una terapia contro l’emicrania basata sulla dieta, anche se la Foundation parla della probabile efficacia di riboflavina e magnesio.
Efficace nella profilassi: A Stresa forse è arrivato il momento di cambiare rotta: come riporterà il Professor Piero Barbanti di Roma una particolare dieta impiegata nell’epilessia infantile, la cosiddetta dieta ketogenica, si è dimostrata un ottimo strumento di profilassi anche nell’emicrania in soggetti normopeso. Si tratta di una dieta povera di zuccheri (meno di 50mg/die), ma così sbilanciata a favore di proteine e grassi da rischiare di essere dannosa se non condotta sotto la supervisione del medico. Già Ippocrate se n’era accorto: Ippocrate diceva che gli epilettici stanno meglio se digiunano, mentre si sa che nell’emicrania il digiuno, per via dell’ipoglicemia che procura, costituisce un fattore di scatenamento.
La dieta ketogenica, sviluppata alla Mayo Clinic negli anni ’20 a scopi dimagranti e perfezionata negli anni ’60 da Robert Atkins, crea una situazione metabolica simile al digiuno. Nel 1978 Darryl Devivo del St. Louis Children’s Hospital dimostrò per primo che la dieta induce una maggiore stabilità neuronale cerebrale perché si oppone all’ipereccitabilità che sta alla base sia dell’emicrania che dell’epilessia grazie a un’azione di rallentamento della spreading depression, l’onda di depolarizzazione elettrica che si propaga lentamente in direzione postero-anteriore durante l’attacco emicranico, associandosi a fenomeni vasomotori che procedono parallelamente a quelli elettrici. Anche nell’epilessia il fenomeno è simile, anche se più intenso e con vie di propagazione differenti. Nel 2005 Eric Heath Kossoff del Johns Hopkins Center di Baltimora, studioso di riferimento nella ketogenica per l’epilessia del bambino, ne suggerisce l’impiego in caso di comorbidità con emicrania. Nel 2006 Scott R. Strahlman della Columbia University riporta il caso della propria moglie migliorata dall’emicrania grazie a questa dieta.
Nel 2013 l’italiano Cherubino Di Lorenzo di Roma ha riportato in uno studio miglioramenti a breve termine su dolore e consumo dei farmaci e in un altro, condotto su due gemelle 47enni in sovrappeso, il duplice risultato di un miglioramento del dolore e della linea. Le indicazioni della dieta ketogenica sono in crescendo e secondo uno studio svedese i suoi effetti neuroprotettivi la renderebbero efficace anche nei disturbi del sonno, della memoria e perfino nella demenza. Ma attenzione a usarla sempre sotto controllo medico perché non è facilmente gestibile.