Mentre si continuano a scrivere lettere e a capire bene chi dovrebbe occuparsi della rimozione di tutto il materiale depositatosi sulla costa sciclitana a seguito dell’alluvione del 22 gennaio scorso, la natura ha fatto il suo corso, le canne hanno messo radici e sono già germogliate, trasformando le spiagge in un canneto.
Una situazione gravissima di cui forse molti non hanno capito l’entità e che, comunque vada a finire, lascerà un segno indelebile per parecchio tempo. Infatti tra pochi giorni, precisamente tra l’8 e il 12 aprile, il satellite di Google passerà sul nostro territorio e fotograferà le spiagge di Scicli, trasformate in canneti, questa immagine rimarrà visibile al mondo per quasi due anni! Ma tutti si stanno rendendo conto della gravità del danno? Evidentemente no. Perché, qualcuno si chiede, mentre gli amministratori dei Comuni di Modica, Ragusa e Santa Croce Camerina, anche andando incontro a sanzioni, nel momento dell’emergenza hanno affrontato immediatamente il problema e Scicli invece ha aspettato che la situazione precipitasse e diventasse irrisolvibile?
Per cinque settimane squadre di volontari hanno cercato di affrontare il problema, ma le danze Maori non sono bastate ai volenterosi che, dopo oltre un mese, si sono resi conto che non potevano da soli risolvere l’emergenza. Alla fine la stanchezza ha prevalso sul divertimento e i volontari hanno dovuto desistere, ma non solo, adesso scendere in spiaggia può costare una multa fino a 500 euro perché gli arenili sono pericolosi e il Sindaco già da qualche settimana ha emesso un’ordinanza con la quale vieta l’accesso nelle zone interessate, per tutelare la pubblica incolumità. E così mentre gli amministratori si scervellano per capire come devono essere trattati questi rifiuti, dove dovrebbero essere smaltiti, come devono essere classificati (forse sottoprodotto agricolo e quindi biomassa? Forse come rifiuti?), di chi è la competenza, dove si dovrà trovare il milione di euro necessario per rimuovere il materiale, se ci sono le condizioni giuridiche perché il Comune possa intervenire, le canne hanno messo radici e, come dicevamo, sono germogliate!
Adesso si sono aggiunti anche i "geni" di turno che hanno trovato una soluzione "fai da te" dando a fuoco i cumuli di materiale, magari non sapendo che la cenere è il migliore fertilizzante per far crescere ancora più rigogliose le canne sulla spiaggia e che se dovesse innescarsi un incendio incontrollabile tutte le abitazioni che si affacciano sul litorale potrebbero essere messe a repentaglio. Intanto in queste ore si registra l’ennesima lettera aperta inviata dal Sindaco Giannone supportato dall’on. Ragusa, al responsabile regionale del dipartimento della Protezione Civile, Calogero Foti, nella quale i due autori dicono di non comprendere le ragioni per cui a distanza di alcune settimane dal vertice a Palermo tutto sia tornato a tacere in maniera preoccupante.
Giannone e Ragusa chiedono la quadratura del cerchio altrimenti, dicono, "avremo perso un’altra bella opportunità di crescita per la nostra realtà locale". Crescita? Forse qualcuno non si è reso conto che si rischia la morte!