I carabinieri del Comando Tutela Ambiente – Nucleo Operativo Ecologico di Catania – e della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, ieri mattina a conclusione di una articolata attività d’indagine avviata nel giugno 2016 hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto di un capannone di circa 1.000 mq. e di un’ulteriore area di circa 100 m.q. siti in località Chianti del Comune di Santa Lucia del Mela, per violazione di norme del testo unico ambientale.
L’indagine nasce da una serie di esposti presentati presso la Stazione di Santa Lucia del Mela, con i quali venivano evidenziate le ripetute maleodoranti emissioni di odori molesti provenienti da un’area di pertinenza della società,emissioni che periodicamente si propagavano verso i centri abitati dei Comuni di Santa Lucia del Mela, Gualtieri Sicaminò e di altre zone limitrofe, creando gravi disagi per la popolazione. Sono stati così avviati mirati controlli, che, coordinati dalla Procura della Repubblica di Barcellona P.G., hanno consentito al personale dell’Arma di rilevare, in particolare, nella citata contrada Chianti di Santa Lucia del Mela, la presenza di un capannone di circa 1.000 mq. utilizzato dalla soc. Valverde per il deposito e stoccaggio della c.d. “pollina” proveniente dall’attività dell’insediamento produttivo di Pace del Mela assolutamente inidonea a contenere le intollerabili emissioni/esalazioni di ammoniaca che si sprigionano quotidianamente dai cumuli della sostanza in fermentazione, rendendo molto spesso invivibili le aree circostanti e scatenando le rimostranze dei cittadini colpiti.
Non solo: l’attività ispettiva condotta con il supporto dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catania, estesa successivamente all’intera azienda, faceva emergere anche la presenza di un’ ulteriore area dove lo stallatico proveniente da altri allevamenti di bovini ed equini, sempre riconducibili alla società di Pace del Mela, veniva stoccato semplicemente ammassandolo sul nudo terreno, circostanza che concretizza un’altra grave particolare violazione di carattere ambientale. Al titolare dell’impresa, sono state così contestate le violazioni contemplate dagli artt. 256 bis, 256 co. 1 e 2, art. 29 quattordecies del D.Lgs 156/2006 e art. 674 c.p., nonché quelle legate all’assenza della particolare autorizzazione necessaria per la produzione di uova qualora il numero dei capi allevati superi le 40.000 unità di produzione di uova (c.d. A.I.A. – Autorizzazione Integrata Ambientale – di competenza dell’Assessorato Regionale).
L’Autorità giudiziaria, pur procedendo ai sequestri preventivi di cui sopra, nell’affidare l’area in sequestro allo stesso titolare dell’azienda, ha consentito al medesimo di proseguire nell’attività produttiva svolta, imponendo precise prescrizioni operative alle quali l’azienda dovrà aderire in breve tempo per evitare, in futuro, l’ulteriore propagazione di odori molesti e di altre forme di inquinamento ambientale che potrebbero portare all’aggravamento della posizione assunta nel procedimento penale in corso.