Uno studio condotto dall’Università degli studi di Padova getta qualche ombra sul caffè espresso ottenuto dai preparati monodose. In particolare dallo studio emergono dei dati che saranno presentati al convegno convegno “L’infertilità di coppia: dalla medicina generale al centro Pma”.
I ricercatori sostengono che il caffè consumato tramite cialde o capsule di plastica o alluminio è un potenziale veicolo di interferenti endocrini. Sotto accusa sono gli ftalati, agenti chimici aggiunti alle materie plastiche per aumentarne la flessibilità. Questi svolgono un’azione simil-estrogenica nel nostro organismo. Secondo recenti ipotesi, aumenterebbero l’incidenza di patologie andrologiche osservata negli ultimi venti anni. In diverse specie animali gli ftalati modificano il funzionamento del sistema riproduttivo e sono ritenuti anche per l’uomo tra quei contaminanti che possono agire negativamente sulla fertilità.
I risultati dello studio, spiegano i ricercatori, pongono importanti interrogativi sui criteri indicati per valutare il valore soglia quando non è ancora nota la reale diffusione di queste sostanze che nei singoli casi rientrano nel range, ma è difficile comprendere la globalità dell’assunzione.