Custodia cautelare in carcere per un 30enne ragusano accusato di atti persecutori nei confronti della ex compagna, una giovane donna che gli aveva dato due figli e che per incompatibilità caratteriali aveva deciso di terminare la loro relazione. L’uomo, pregiudicato e sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, è stato sottoposto alla misura cautelare in carcere dai carabinieri della Stazione di Ibla.
Il 30 enne ha perseguitato la ex perché non si era rassegnato alla fine della relazione e, da gennaio 2016, in più occasioni ha pedinato la donna, l’ha raggiunta a casa e l’ha ingiuriata con i più svariati epiteti sino a picchiarla perché si rifiutava di ricominciare una relazione con lui. Qualche mese di respiro alla donna è stato concesso da febbraio a luglio poiché il 30enne è stato detenuto in carcere per un furto perpetrato proprio a casa della donna, ma appena tornato in libertà l’ossessione per la madre dei suoi figli ha ripreso il sopravvento.
Non è bastata la decisione del Tribunale di Minori di autorizzare gli incontri tra padre e figli solo in presenza degli assistenti sociali ed il 30enne ha continuato con i suoi comportamenti molesti, le chiamate ed i messaggi sino ad arrivare a picchiare per l’ennesima volta la donna e a strappargli di mano il cellulare per evitare che potesse chiedere aiuto. Dopo quest’ultimo episodio, avvenuto una settimana fa, la donna ed i bambini, attraverso i servizi sociali del Comune di Ragusa, sono stati collocati in una struttura protetta, mentre l’uomo è stato denunciato per l’ennesima volta dalla Stazione di Ragusa Ibla che ha richiesto l’emissione di una misura cautelare adeguata a contenerne il comportamento.
Il Gip Claudio Maggioni, concordando con quanto richiesto dalla dottoressa Monica Monego, titolare dell’indagine, ha emesso nella giornata di ieri una misura di custodia cautelare in carcere che i militari della Stazione di Ibla hanno immediatamente eseguito.
La misura arriva a due giorni dalla giornata mondiale contro la violenza sulle donne, a ricordare che per le vittime di violenza ci può essere sempre la speranza di una nuova vita.