Fra le tante preoccupazioni che l’avvento della vittoria di Trump alle elezioni americane porterà nelle nostre case, e che avrà o potrebbe avere un incidenza significativa nella nostra vita quotidiana, è il clima. Oramai tutti gli organismi internazionali che si occupano di tale materia riconoscono unanimemente che i cambiamenti climatici sono determinati dalla eccessiva produzione di Co2, e che tutti gli Stati consapevoli devono iniziare a modificare il loro modello di sviluppo utilizzando energie rinnovabili, solare, eolico, aumentandone l’incidenza. Avevamo salutato, pertanto, con grande soddisfazione l’ultima Conferenza sul clima "Parigi" tenutasi a fine 2015 e tutti gli impegni che erano stati assunti da una grande moltitudine di Stati sovrani ed invece adesso, in Marocco – Marrakesh – dove si sta svolgendo un nuovo summit dell’Onu per precisare gli accordi assunti a Parigi si respira un aria di incertezza. Tutto è appeso alle mosse del nuovo inquilino della Casa Bianca. Durante la campagna elettorale, ci racconta Maurizio Ricci su Repubblica del 13 Novembre, Trump ha sostenuto “che il cambiamento climatico è una frottola inventata dai cinesi per insidiare l’industria americana, e si prevedono iniziative di 180 gradi per rovesciare la politica ambientalista della presidenza Obama”.
L’accordo di Parigi oramai in vigore, purtroppo, non prevede sanzioni e se non venissero rispettati gli impegni assunti, ovvero la riduzione delle emissioni del 26-28% entro il 2025, è possibile che anche altri stati seguirebbero tale strada. La scelta di Myron Ebell come responsabile dell’Environmental Protection Ageny (EPA), l’Ente governativo Usa per l’ambiente e il clima, per dirigere la transizione sembra orientata a sviluppare le tendenze del futuro presidente USA. L’Epa, modello di riferimento dell’ambientalismo mondiale nel secolo scorso e organo deputato all’attuazione e alla vigilanza delle attività concordate con l’accordo di Parigi – ha il potere di accelerare o ritardare le azioni programmate e necessarie per la riduzione dell’emissioni dei gas serra nonché di controllare la loro efficacia. Ora grazie al voto degli americani, come ci dice Marco Tedesco ordinario alla Columbia University, Trump stringe in mano il telecomando che controlla la temperatura del nostro pianeta.
Pietro Storniolo